Magistrato alle Acque cambio in vista ai vertici

Primi effetti della legge Madia: azzerati tutti i contratti dei dirigenti statali Roberto Daniele, arrivato nel 2013, potrebbe lasciare. In pista D’Addato e Carlea
Di Alberto Vitucci
AGOSTINI VENEZIA 11.09.2007.- PALAZZO MAGISTRATO ALLE ACQUE
AGOSTINI VENEZIA 11.09.2007.- PALAZZO MAGISTRATO ALLE ACQUE

Cambiamenti in vista ai vertici del Magistrato alle Acque. Dopo quasi tre anni di presidenza potrebbe tornare a Roma l’ingegnere Roberto Daniele, nominato nel settembre 2013 dal ministro Lupi in sostituzione di Ciriaco D’Alessio. Potrebbe essere uno degli effetti della legge Madia, la riforma della Pubblica amministrazione approvata dal governo Renzi nell’estate scorsa.

Cambia la normativa dei contratti, e viene istituita la regola della “rotazione”. In particolare per gli alti dirigenti delle Infrastrutture non ci sono più due Dipartimenti, ma un Segretariato nazionale unico. Vengono in questo modo azzerati tutti i contratti, con la possibilità per il Ministero di stipularne di nuovi.

Dunque, al massimo entro un paio di mesi, Daniele potrebbe lasciare il posto a un altro dirigente di prima fascia.Sempre che nel frattempo non vada in porto la riforma della Legge Speciale, depositata al Senato ma richiesta anche dal sindaco Luigi Brugnaro, per un passaggio dei poteri del Magistratro alle Acque al Comune. O, in alternativa, la creazione di un’Agenzia statale.

Tra i nomi che girano per la successione a Daniele ci sono quelli di Giuseppe D’Addato, ex provveditore alle Opere pubbliche della Sardegna, di Francesco Errichiello, ex provveditore di Lombardia e Liguria. E Donato Carlea, dirigente molto in vista alle Infrastrtutture, protagonista negli anni passati di polemiche frontali con il ministro Lupi e il suo capo di Gabinetto Giacomo Aiello. Carlea era anche stato rimosso da Provveditore dell’Abruzzo, negli anni della ricostruzione. Ne erano seguiti ricorsi e polemiche sui quotidiani nazionali. «Vogliono riabilitare la cricca di Balducci», l’accusa rivolta al ministro del governo Berlusconi. Polemiche da cui Venezia è rimasta lontana.

Solo che nel giugno del 2014, pochi mesi dopo l’arrivo di Daniele, era scoppiato lo scandalo del Mose. Arresti eccellenti, la scoperta di una rete di malaffare che era funzionante da molti anni. Di colpo l’ufficio del Magistrato alle Acque sotto il ponte di Rialto era diventato un luogo “scomodo”. Diminuito il potere del Magistrato alle Acque, istituzione storica della Repubblica di Venezia declassata in Provveditorato dal governo Renzi. Più preoccupazioni che onori, anche se la magistratura non aveva coinvolto nello scandalo dirigenti degli ultimi anni. Incriminando però i due ex presidenti Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta. Poi è arrivato il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, che adesso risponde direttamente all’autorità nazionale anticorruzione di Cantone. Con Daniele se ne potrebbe andare anche il dirigente della Salvaguardia, l’ingegnere Fabio Riva.

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