Mafia in Veneto: la mappa dei beni confiscati

Il 16 per cento dei beni requisiti alle mafie nel Veneto si trova a Campolongo Maggiore, patria di Felice Maniero, boss della Mala del Brenta. L'inchiesta

La mappa delle confische tra mafia, camorra e Mala del Brenta Ma c'è anche il denaro sottratto dopo l'inchiesta sul Mose

Campolongo Maggiore, provincia di Venezia: il 16% dei beni confiscati alle mafie in Veneto si trova qui, in un Comune con circa 10 mila residenti il cui nome potrebbe non dire molto ai non addetti ai lavori. Campolongo però è la patria di “faccia d’angelo”, al secolo Felice Maniero, boss veneto della cosiddetta Mala del Brenta, un’organizzazione criminale che tra gli anni Ottanta e Novanta ha imperversato con rapine e omicidi in tutta la regione. Una storia molto vecchia ormai, tanto che Maniero arrivò al pentimento una ventina d’anni fa (1995) e nel 2010 ha terminato la sua permanenza in carcere, ricostruendosi una nuova vita.

Di quegli anni però a Campolongo e in varie parti del Veneto sono rimaste le tracce in parte anche sul piano degli investimenti che la banda di “faccia d’angelo” aveva messo in piedi. Prova che il Veneto, al pari di altre regioni italiane, ha storicamente avuto in seno le serpi della criminalità organizzata. Oggi, mentre nella villa che fu di Maniero si organizzano iniziative di sensibilizzazione contro la mafia, secondo l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie (Anbsc, www.benisequestraticonfiscati.it), i beni sottratti alla criminalità sono 88 (dato del 2013) e in gran parte si tratta i immobili (75), mentre molto minore è la quantità di aziende. Sempre stando ai dati dall’Anbsc, il patrimonio confiscato ha un tasso di utilizzo elevatissimo (quasi il 95%) rispetto alla media nazionale (circa il 54%), con 71 beni affidati in gestioni a soggetti che li hanno integrati in alcuni progetti per il loro recupero e per garantirne un’utilità sociale (53 ai Comuni, 10 alla Guardia di Finanza e 4 ciascuno a Ministeri e Carabinieri).

Il quadro non può che essere ad ogni modo incompleto perché le fasi che portano alla confisca dei beni sono lunghe e complesse, legate strettamente alle sorti processuali dei proprietari ai quali i beni vengono confiscati. È però indicativo verificare come le province dove il fenomeno sembra aver avuto il maggiore impatto in termini di confische siano nell’ordine Venezia (36), e Verona (23), mentre decisamente minore sembra fin qui essere stato a Belluno (6), Padova (5), Treviso (3), Rovigo (2), Vicenza (2). Tra i comuni coinvolti svetta come detto Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, con ben 12 beni confiscati (il 16% del totale regionale, il 35% di quello provinciale): non a caso vi si è appena svolta la seconda edizione di “Campolongo di giustizia sociale”, un campo di lavoro dedicato al recupero e al riutilizzo dei beni confiscati organizzato dal MoVI (Movimento di Volontariato Italiano, www.facebook.com/CampoDiGiustiziaSociale). Benché siano la gran parte, non sono solo gli immobili ad essere confiscati: le aziende affidate all’Agenzia sono 4, di cui una ormai uscita dalla gestione. Due hanno la gestione sospesa, in quanto è stata aperta la procedura di fallimento. L’ultima, l’Hostaria da Zorzi, è tuttora in funzione e risulta affittata a titolo oneroso.

Da "Faccia d'angelo" a casalesi e mafia

I tempi di Maniero e della Mala del Brenta non sembrano però così tanto lontani, visto che proprio nel luglio 2014 a finire in manette è stato Sandro Biasioli, figlio di uno dei membri della banda di “faccia d’angelo”, e ai suoi danni è stato disposto il sequestro di tre appartamenti e un’imbarcazione, anche se chiaramente si tratta in questo caso di un’inchiesta ancora in corso, per la quale si attenderanno gli esiti delle indagini degli investigatori. Anche le indagini sull’infiltrazione della Camorra nella Marca hanno portato a diverse confische, con un’ordinanza recente che ha colpito alcuni beni a Paese (Treviso) appartenenti a Gaetano Fontanella, detto “‘O Spagnuolo”. Sempre per indagini sulla Camorra sono state effettuate delle confische anche a Cortina, dove nel mirino degli inquirenti è finita una multiproprietà appartenente a tre fratelli ritenuti esponenti dei clan Panico e Sarno di Sant'Anastasia e del quartiere Ponticelli di Napoli. Il motore economico del Nordest fa gola ai clan della camorra campana, in particolare ai Casalesi, che in Veneto si sarebbero infiltrati nell’economia legale, “rilevando o avviando ditte operanti nei settori del recupero crediti, alimentare e tessile” (“Rapporto Dia sulla criminalità organizzata”, II semestre 2013). Meno recenti e stavolta legate a un’inchiesta sulla Mafia, le indagini che nel 2010 hanno portato alla confisca dei beni di un imprenditore a Vedelago, considerato legato a Salvatore Lo Piccolo, per gli inquirenti uno dei successori di Bernardo Provenzano.

Prime confische dell'inchiesta sul Mose

Nel calderone delle confische in Veneto potrebbero un domani essere destinati anche i beni dei principali protagonisti dell’attuale inchiesta sul Mose, qualora le accuse venissero confermate. Si è infatti già parlato di confisca per la villa di Selvazzano, di proprietà dell’ex governatore Giancarlo Galan, mentre nel caso di Luciano Neri si è arrivati a un patteggiamento che prevede tra l’altro la confisca di beni per un milione di euro.

Nota metodologica

La presente inchiesta è stata realizzata dal network di datajournalism Dataninja.it. Del gruppo di lavoro fanno parte Alessio Cimarelli, Gianluca De Martino ed Andrea Nelson Mauro, con il supporto di Andrea Borruso. L’inchiesta è nata nell’ambito di “Confiscati Bene” (www.confiscatibene.it), progetto partecipativo per l’apertura dei dati sui beni confiscati avviato nel corso del Raduno 2014 di Spaghetti Open Data e oggi sviluppato da un gruppo di lavoro composto da Dataninja.it, Monithon.it e Twinbit.it. Tutti i contenuti pubblicati su www.confiscatibene.it sono rilasciati in Open Data con licenza CC-by 4.0 International, quindi liberamente riutilizzabili per qualsiasi uso. Le fonti dei dati utilizzate sono: Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), Relazione ANBSC 2012, Relazione del Ministero della Giustizia (4 dicembre 2013), Relazione Roberto Garofoli "Per una moderna politica antimafia" (23 gennaio 2014), Relazione sulle prospettive di riforma dei sistema di gestione dei Beni confiscati (Commissione Antimafia, 10 Aprile 2014), Relazione sul semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea (Commissione Antimafia, 18 giugno 2014), “Mafie al Nord”, relazione dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università di Milano (luglio 2014). Per segnalazioni è possibile scrivere all’indirizzo info@confiscatibene.it.

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