Maestra contestata, carabinieri a scuola

Veternigo. Tensione ieri tra i genitori con i figli tornati in classe per non incorrere nel reato di abbandono scolastico
Di Filippo De Gaspari

VETERNIGO. Carabinieri a scuola per la vicenda della maestra contestata dai genitori perché giudicata inadeguata all’insegnamento. Ieri i bambini sono rientrati in classe, ma solo perché costretti dalla ventilata ipotesi di una denuncia per inosservanza dell’obbligo di istruzione elementare dei minori coinvolti. A mettere in guardia le famiglie dal prolungare troppo la protesta con lo sciopero prolungato delle lezioni era stata la stessa dirigente scolastica Bertilla Mason, precisando che la sua non era una minaccia bensì un avvertimento in ordine alla commissione di un reato espressamente previsto dall’articolo 731 del codice penale.

Alla fine i genitori hanno deciso di sospendere la protesta e ieri i 38 alunni delle due classi prime sono rientrati in classe, dopo due giorni di vacanze forzate. I genitori però giurano: «Non finisce qui».

Sono stati loro stessi a rivolgersi ai carabinieri, per capire le circostante della reale possibilità di una denuncia nei loro confronti e ieri i militari della stazione di Mirano sono andati dalla dirigente, ma solamente per raccogliere informazioni sulla vicenda che vede contrapposti scuola e famiglie. Alcuni genitori si sono già rivolti a un avvocato per cercare di tutelare i loro interessi e quelli dei bambini. I bambini insomma tornano tra i banchi ma il caso, lungi dall’essere risolto, diventa nazionale: ieri di fronte alla elementare “Papa Sarto” sono arrivate anche le telecamere di un tg nazionale. La maestra in questione, secondo i genitori, è del tutto inadeguata all’insegnamento. «Non sa scrivere», tornano a ripetere mamme e papà, spiegando come la loro non sia una protesta legata all’apprezzamento del metodo di insegnamento, ma al riscontro palese di lacune gravi, riscontrate dalla commissione degli stessi errori da parte di tutti gli alunni, che per mesi hanno copiato gravi errori grammaticali dalla lavagna: «Sciacquone senza la “c” o solo quattro vocali, perché è stata dimenticata la “u”», citano ad esempio i genitori.

Per mamme e papà sono in gioco le basi culturali dei bambini, che mostrerebbero un ritardo di apprendimento rispetto ai loro pari di altre scuole. Adesso, fermati dal codice penale, alcuni genitori minacciano di ritirare direttamente i bambini da scuola, facendo così mancare l’anno prossimo i presupposti per formare le classi seconde, con il rischio di un “buco” generazionale che si trascinerebbe per anni.

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