“Made in Riviera”? Mai decollato
STRA. «Il marchio della calzatura della Riviera del Brenta? Solo 6 aziende, sulle 900 dell’intero distretto, vi hanno aderito». A fare questa constatazione choc è Riccardo Colletti segretario della Filtcem Cgil che ricorda come il marchio, partito fra le speranze dei lavoratori e degli imprenditori per risollevare l’immagine del comparto, offuscata dalla continua scoperta di laboratori clandestini e continue delocalizzazioni, rischi di naufragare.
Rischia di naufragare ora secondo i sindacati, per lo scarso interesse degli imprenditori per questo nuovo strumento. «L’accordo sul marchio della calzatura della Riviera del Brenta», spiega Colletti, «rappresenta uno strumento importantissimo a tutela del marchio e del made in Italy, allo scopo di rafforzare il prodotto italiano e di tutelarlo. Dentro a questo accordo che ha dato la luce al marchio c’è un codice di comportamento etico e la ricostruzione della filiera produttiva con tanto di enti certificatori, necessari ad avallare l’originalità del prodotto locale».
Enti certificatori che sono già stati individuati e incaricati ad operare. «Nella fase iniziale», spiega Colletti, «si è deciso di portare il prodotto certificato alla Fiera della Moda a Milano. Risultato? Solo l’1% delle aziende cioè 6 su 900 hanno dato la loro adesione. Capisco che questa operazione costi, ma questo significa investire nel futuro della calzatura della Riviera».
Il comparto calzaturiero della Riviera del Brenta si caratterizza per la produzione di calzature di lusso, per donna (95%) e per uomo (5%) delle più importanti griffe a livello internazionale. Conta 900 aziende che occupano 13.120 addetti; la produzione è di 2 milioni di paia l’anno, esportate per il 90% con un fatturato in crescita di 1,6 miliardi. «È suicida», dice la Cgil, «che ci siano aziende della Riviera che vendono che vendono come “Made in Riviera” scarpe che nulla hanno a che vedere con le attività produttive presenti nel distretto della calzatura. E la differenza si vede».
«Esiste una consulta apposita», spiega il presidente dell’Associazione calzaturieri Riviera del Brenta (Acrib), Siro Badon, «che sta lavorando su questo tema. Non abbiamo ad ora dati precisi sulle adesioni al Marchio in questa fase. Certo se arrivassero più fondi anche a livello regionale per finanziare l’operazione, questo non sarebbe un fatto negativo».
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