«Macché gogna, i transessuali non sono contagiosi»

CONEGLIANO. Un professore di fisica che lo scorso 27 novembre è entrato in classe vestito da donna e ha chiesto agli alunni della prima agraria dell'Istituto di istruzione superiore Scarpa-Mattei di San Donà di chiamarlo Cloe: professoressa Cloe. L’episodio segnalato dal padre di uno studente direttamente a Elena Donazzan, assessore regionale alla Pubblica istruzione, sta suscitando una pioggia di polemiche.
A intervenire in difesa dell’insegnante si schiera Alessandra Gracis, avvocato coneglianese che, nel luglio 2012, all’età di 52 anni, ha cambiato sesso.
A seguito dell’intervento, da uomo è diventato a tutti gli effetti donna, agli occhi della società ma anche dello Stato italiano.
Avvocato Gracis come giudica l’episodio di questo docente che si è presentato in classe con sembianze femminili?
«Le persone transessuali non sono contagiose, non hanno alcuna malattia o perversione e non devono essere messe al bando. Un maestro che cambia sesso è una persona meravigliosa e va giudicata come insegnante e non per il suo orientamento sessuale. Dichiarare la propria diversità di genere è il frutto di un percorso difficile e doloroso, ogni persona va rispettata. Questo insegnante va abbracciato e non messo alla gogna».

Una parte dei genitori non approva la scelta del docente e sul caso infuria la protesta. Lei come risponderebbe alle critiche?
«Ricordando l'articolo 2 della Costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e che sancisce come la solidarietà sia il valore più grande. Siamo tutti esseri umani e ognuno di noi deve avere la possibilità di realizzare se stesso».
Parlare di diversità a scuola non è semplice. Ne è la prova il fatto che la fantomatica introduzione della teoria del gender in classe sia stata uno degli argomenti più criticati degli ultimi mesi.
Quanto pesa il pregiudizio nella nostra società?
«L’Italia è il fanalino di coda. Io per esempio l’anno scorso dovevo fare un intervento in un liceo di Conegliano e non sono potuta andare perché il preside ha preferito rinunciare dicendomi che “i tempi non sono ancora maturi”. Ritengo invece che i ragazzi siano molto più avanti rispetto agli adulti sui diritti fondamentali di cui ogni persona deve godere e penso che i genitori, gli educatori e i dirigenti scolastici debbano contribuire a far sì che l'orientamento sessuale e l'identità di genere non creino alcuna discriminazione. È questa l'unica via per avere una società migliore».
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