«Ma rischiano di sparire altri 540 posti di lavoro»

MIRA. «Il commissario Marco Cappelletto poteva fare di più. Se questi sono i risultati dei bandi di vendita allora si tratta di una svendita a prezzi stracciati dei siti industriali. Ci opporremo in...

MIRA. «Il commissario Marco Cappelletto poteva fare di più. Se questi sono i risultati dei bandi di vendita allora si tratta di una svendita a prezzi stracciati dei siti industriali. Ci opporremo in tutti i modi a questo progetto di cessione all’affitto di rami d’azienda che rischia di cancellare 540 posti di lavoro su 640». A dirlo è il segretario provinciale della Filtcem -Cgil Riccardo Coletti dopo che sono emerse le prospettive di vendita dei quattro siti del gruppo di Mira, Marghera, Zingonia e Ravenna.

«Su Mira fa sorridere», dice Coletti, «la prospettiva di acquisto della Poliglof diodi, azienda già in difficoltà di suo. C’è proprio da capire quanto riuscirà ad investire per far ripartire Mira. Il commissario vende l’amara pillola dicendo che salva 226 posti, ma lascia a casa oltre 440 lavoratori, un prezzo inaccettabile in questi tempi di crisi». Coletti in attesa del decisivo incontro di domani al Ministero dello Sviluppo economico però si chiede in che modo si possano portare avanti gli ammortizzatori sociali in una situazione di trapasso come questa: «Come saranno gestite le casse integrazioni? Le persone che non rientreranno negli affitti d’azienda finiranno direttamente in mobilità?». La Cgil rigetta completamente le modalità con cui si vuol arrivare alla cessione dei rami d’azienda: «Non accetteremo questo macello sociale», conclude Coletti, «al Mise se questi sono i termini diremo no a questa prospettiva».

Negative anche le considerazioni della Femca-Cisl: «Avremmo preferito conoscere tutti i dettagli delle operazioni condotte da Cappelletto», spiega il segretario Massimo Meneghetti, « e avallate dal Tribunale di Milano e dal Mise nell’incontro di domani. Non può considerarsi questo il miglior epilogo. Ora attendiamo l'incontro previsto al Mise domani e solo quella riunione daremo giudizi definitivi».

Alessandro Abbadir

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