Ma l’elettrodotto di Terna per ora non sarà interrato

Dopo la revoca del Consiglio di Stato del progetto per la linea Fusina-Dolo-Camin la società lo ripresenta senza “scindere” l’intervento sui tralicci del Moranzani
Di Gianni Favarato

Ci vorrà almeno qualche anno – dai due ai tre essendo ottimisti – per cominciare a vedere i cantieri per l’interramento degli elettrodotti di Terna a Malcontenta. Sempre che non ci siano nuovi ricorsi dei sindaci della Riviera, che finirebbero per allungare ancora di più i tempi. Terna spa, infatti, non ha nessuna intenzione di “scindere” l’intervento da 90 milioni di euro per interrare i tralicci nel vallone Moranzani a Malcontenta, dal grande progetto di ristrutturazione e rifacimento dell’elettrodotto da 380 che alimenta la rete elettrica che va da Padova a Venezia, lungo l’asse dell’idrovia.

«Gli interventi previsti dall’accordo per il Vallone Moranzani, devono essere resi tecnicamente scindibili dalla realizzazione del progetto Fusina/Dolo/Camin», recita il Patto per Venezia – siglato la scorsa settimana dal premier Renzi e il sindaco Brugnaro – che in un apposito prospetto indica come disponibili i 90 milioni che Terna si era ripromessa di investire per l’interramento del solo tratto che attraversa il Moranzani. In realtà Terna spa – società quotata in Borsa di cui Cassa Depositi e Prestiti, insieme ad altri investitori istituzioonale, controlla il 50,6 % dei titoli azionari – continua a seguire la sua strada.

Nei prossimi giorni Terna depositerà ai ministeri competenti tutta la documentazione necessaria per l’avvio delle procedure di autorizzazione dell’intero progetto per i 100 chilometri di linee aeree padovane e veneziane che comprende anche l’interramento delle linee elettriche nel Vallone Moranzani, a Malcontenta.

Per Terna «il problema di scindere i due interventi non si pone». È dal 2008 – anno in cui si è firmato il famoso Accordo di Programma per il Vallone Moranzani, con tanto di commissario straordinario, poi decaduto, per metterlo in atto – che si aspetta l’interramento dell’elettrodotto di Terna che attraversa, con i suoi giganteschi tralicci, il vallone Moranzani, che avrebbe dovuto ospitare un parco più grande di quello di San Giuliano e i fanghi scavati dai canali industriali da mettere in sicurezza.

Da allora Terna si è limitata a recintare il cantiere, per poi sospendere i lavori a causa di una raffica di ricorsi al Tar dei sindaci della Riviera e, infine, la sentenza di revoca emessa dal Consiglio dello Stato nel 2013, del progetto di ristrutturazione presentato nel 2006 e autorizzato dal ministero dell’Ambiente con il Via, per «il non adeguato parere» del ministero dei Beni Culturali Architettonici su un traliccio monostelo (contro cui era stata presentato un ricorso al Tar) che sarebbe stato piantato nell’area del parco di Villa Sagredo a Vigonovo.

Il progetto era stato fortemente contestato da molti comuni e alcuni cittadini del territorio interessato, alcuni dei quali hanno fatto ricorso al Tar chiedendo a Terna di interrare l’intera tratta e non solo quella del Vallone Moranzani. Ora Terna ci riprova con un nuovo progetto che sarà reso noto nei contenuti solo dopo la l’avvio della lunga procedura di autorizzazione, di sicuro ci sarà anche l’intervento di interramento nel Vallone Moranzani che, di conseguenza, potrà essere avviato solo dopo il via libera dei ministeri, salvo ricorsi per bloccarlo di nuovo. Nel frattempo l’Accordo di Programma per il Vallone Moranzani resta sulla carta dopo il blocco di gran parte dei progetti di compensazione (in campo idrico, paesaggistico e stradale) concordati con la popolazione interessata che ha potuto fare le sue proposte e addirittura votare l’intero accordo con un referendum locale.

Tutto si è fermato all’indomani degli arresti, per la Tangentopoli del Mose e l’Accordo Moranzani è caduto nel dimenticatoio, malgrado fosse stato sottoscritto dalla Regione, dal Comune di Venezia, dall’ex Provincia, dall’Autorità Portuale di Venezia, dall’allora Magistrato alle Acque (poi abolito), il ministero dell’Ambiente, da Syndial-Eni e San Marco Petroli, dai Consorzi di Bonifica e da Veneto Strade.

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