L’Usl “sfratta” la Caritas il parroco: serve una sede
NOALE. L’appello è partito dal parroco di Noale, don Antonio Mensi, durante le messe dello scorso fine settimana: se qualcuno ha un capannone, una struttura libera, la offra alla Caritas locale. Motivo? A fine giugno prossimo dovrà lasciare le stanze al piano terra dell’ospedale. L’Usl 3, infatti, ha inviato una lettera ai responsabili chiedendo di liberare gli spazi per motivi di sicurezza.
La Caritas, al momento, è del tutto sconosciuta all'azienda sanitaria, perché lì dentro non solo non paga un euro ma non c’è alcuna convenzione in essere. A dire il vero, la Caritas occupa quelle aree ormai da anni, una quindicina almeno, e quando la casa di riposo si trovava all’interno del Pier Fortunato Calvi non c’era alcun problema.
Poi, una volta aperta a giugno 2013, le cose sono cambiate e l’Usl 3 ha voluto vederci chiaro, facendo il punto della situazione generale. E si è scoperto della presenza della Caritas, che vede centinaia tra uomini e donne avvinarsi ogni settimana per avere un pasto o qualcosa da mettersi addosso, specie quando le temperature calano.
L’associazione di Noale è una delle più grandi del comprensorio, assieme a quelle di Mirano e Spinea. La crisi morde e tante persone si rivolgono a questo servizio, per la maggioranza stranieri ma non mancano gli italiani, diciamo una percentuale di 65-70 a 30-35. Si distribuisce il vestiario ma anche il cibo, quest’ultimo il mercoledì pomeriggio, nei locali al piano terra dell’ospedale ci sono i depositi e i magazzini dove non solo raccogliere il materiale ma anche custodirlo.
Insomma, si fa quello che la Caritas chiede, ovvero promuovere le azioni di solidarietà, partecipazione, aiuto alla persona e tutela dei diritti verso i più deboli.
Ma nei mesi scorsi, l’azienda sanitaria ha inviato una missiva chiedendo di liberare gli immobili entro l’estate: quello che succederà poi e dell’uso che ne sarà fatto ancora non si sa. Si sa, invece, che la Caritas di Noale tra poco più di tre mesi rimarrà senza una casa ed è partita la proposta di don Antonio durante le ultime celebrazioni.
La parrocchia si sta già muovendo per trovare una soluzione, magari lavorando in sinergia con quelle dei Comuni confinanti, ma se qualcuno – e da qui l’appello – avesse uno spazio, potrebbe tornare buono per il prosieguo dell’attività. Uno spazio, come si può immaginare, abbastanza grande, in grado di contenere cibo e vestiti ma che non costi ai vertici di Caritas.
Un atto di generosità, dunque, per poter continuare ad aiutare chi ha bisogno.
Alessandro Ragazzo
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