«L’uscita dal tunnel è ancora lontana»
L’ultima giornata del Festival della Politica, organizzato dalla Fondazione Pellicani, ha confermato un’altissima partecipazione di pubblico (solo sabato 6 mila persone), mostrando come le persone non siano indifferenti a questi temi.
Ieri non ha avuto mezze parole l’economista Tito Boeri, intervistato dal direttore del Gazzettino, Roberto Papetti, sul problema del lavoro. Per il professore dell’Università Bocconi non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Nell’Unione Europea i disoccupati rappresentano l’11% (26,5 milioni) della popolazione attiva, mentre a livello nazionale il 12% (3,3 milioni), senza contare in entrambi i casi gli sfiduciati, che non cercano neanche più un’occupazione, i cassintegrati e chi lavora part time, ma vorrebbe un tempo pieno che fa salire il numero a circa 9 milioni in Italia. Di fronte a questo quadro nero la prima cosa da fare sarebbe ammettere che questa è la difficoltà numero uno. Secondo: prendere atto che vengono creati pochi lavori nuovi come conseguenza del fatto che la crisi è nata nei mercati finanziari e ha lasciato come eredità imprese in difficoltà ad accedere ai canali del credito. Terzo: bisogna alleggerire la pressione fiscale sul lavoro, individuando le fasce più deboli, come i lavoratori meno retribuiti perché è lì che ci sono i numeri più alti della disoccupazione, soprattutto tra chi ha un basso livello di istruzione. «Il punto chiave», ha affermato Boeri, che ha parlato in maniera chiara di concetti complessi davanti a più di 400 persone che hanno ascoltato per più di un’ora e mezza, «è che il mestiere del politico è fare le cose e l’unico che ha cercato di farlo è stato Tommaso Padoa Schioppa». Al contrario, lascia intendere, di Giulio Tremonti. «Bisogna avere uno sguardo lungimirante perché qui si tratta di gettare le basi affinché si possa crescere nel futuro e non superare soltanto tecnicamente la recessione altrimenti finiamo come nel 2010».
Il cuore del discorso è stata la necessità che le banche vengano riformate affinché si possa mettere in atto un sistema di accesso al credito più agevolato in modo da non favorire sempre le grandi imprese, ma le piccole che molto spesso si trovano in difficoltà a partire. Per questo è necessario che nelle banche ci siano esperti non politicizzati che individuino davvero se un’impresa può contribuire alla crescita del mercato. Nel Nordest, caratterizzato da molte di queste realtà, si è sentito di più questo ostacolo che però ha toccato tutta Italia.
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