Luoghi della memoria ecco la mappa di Mestre
Spesso prendiamo la stessa strada due volte al giorno, senza neanche domandarci perché si chiama così, chi le ha dato il nome, che volto e che storia ha portato a ricordarla, rendendola immortale: via Borgo Pezzana, via Passo Campalto, via Piva, piazza Fratelli Pomiato. L'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser) con il sostegno di comune e regione, in occasione del “Giorno della Memoria” ha completato il progetto della mappatura interattiva dei “luoghi della memoria” del 1943-1945 presenti nell'intero territorio comunale.
Nelle mappe sono indicati 231 punti di interesse, fra targhe, pietre d'inciampo, lapidi, monumenti, toponimi stradali, parchi, scuole, edifici: ognuno simboleggiato da una particolare icona, collocato sul posto esatto del territorio e associato ad una scheda illustrativa contenente, oltre all'indirizzo, le informazioni utili per contestualizzare l'evento.
La novità riguarda la mappatura della terraferma: il progetto era partito nel 2014 dal sestiere di Cannaregio, ma oggi annovera Mestre e i suoi confini comunali. I risultati sono stati presentati venerdì al Centro culturale Candiani da Marco Borghi, direttore Iveser, Giulio Bobbo e Sandra Savogin durante una iniziativa organizzata dall' Anpi Mestre. In terraferma la particolarità è rappresentata dalla toponomastica, che parla molto del biennio 1943-45.
«Il progetto», spiega Marco Borghi, «nasce dalla consapevolezza che viviamo immersi in un sistema di nomi segni e luoghi che crediamo apparentemente di conoscere, in realtà spesso questo sistema è sconosciuto, nonostante le città e i paesi vivano di memoria pubblica collettiva che dovrebbe innervarsi proprio su quei segni che vengono destinati a quel ricordo collettivo. Fino ad oggi mancava uno sguardo d'insieme, da Pellestrina a Dese a Murano e Marghera, sul passaggio di quei due anni che ha lasciato un segno forte e che si riconosce in lapidi di marmo, monumenti, ma anche altri strumenti importanti come la toponomastica, uno dei veicoli fondamentali all'interno dei quali una comunità dovrebbe riconoscersi».
La mappatura individua tutto ciò che la memoria pubblica ha identificato come uomini e vicende da ricordare, un mosaico che determina i luoghi e cronologia della memoria, che ha basi più profonde. Perché si è deciso di ricordare un evento nel ’46 e un altro nel 2005? Senza dimenticare i luoghi vivi nella memoria comunitaria che non hanno però un segno, luoghi smaterializzati, ma che esistono. «Abbiamo cercato dare dignità a tutti i luoghi».
Sono stati schedati 231 punti di interesse, con l'obiettivo di recuperare il passato in un periodo di crisi della memoria e trasferirlo alle giovani generazioni. La mappa è consultabile su sito http://www.iveser.it/.
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