L’ultimo sms di Ciro: «Ho sparato a Ivano»

Il messaggio inviato a una amica poco prima dell’arresto. I carabinieri indagano sugli anni trascorsi da Esposito in Polonia

VENEZIA. Un ultimo messaggio prima dell’arresto: «Ho sparato a Ivano». Lo avrebbe spedito Ciro Esposito ad un’amica dopo aver sparato all’amico della Giudecca e prima che in calle delle Chiovere arrivassero carabinieri e sanitari del Suem. E questo nonostante l’uomo finito in carcere per l’omicidio di Ivano Gritti, abbia sempre detto di non essersi reso conto di aver sparato all’amico. Intanto dopo che il magistrato ha messo a disposizione dei famigliari la salma è stata stabilita la data dei funerali. La cerimonia si svolgerà giovedì mattina con inizio alle 10 nella chiesa dei Mendicanti all’interno dell’ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo. Quindi Gritti sarò sepolto nel cimitero di San Michele.

Mentre i carabinieri procedono nel ricostruire il delitto convinti che Esposito abbia sparato per uccidere, emergono particolari del rapporto che lo stesso uomo aveva con il gruppo di persone che gravitavano intorno a Gritti. Persone che temono l’eventuale uscita dal carcere, a breve, dell’omicida una volta dichiarato infermo di mente. Temono che «finisca quello che ha iniziato con Ivano e Cris». Sì perché Cris non è stato colpito dai proiettili solo per un caso», racconta un’amica che vuole mantenere l’anonimato ma che i carabinieri hanno già sentito. Lei conosceva bene sia Gritti che Esposito. Quest’ultimo dall’estate scorsa.

«In questi giorni tutti hanno parlato di Ivano in maniera assurda, gente che diceva di conoscerlo ha raccontato delle cattiverie solo per avere un momento di gloria. Morire per andare a prendere un cane che era da curare è illogico. Quel cane l’ho procurato io e lui non aveva ancora fatto tutta la documentazione necessaria per dire che era suo. L’accordo era quello che di sera doveva rimanere da noi perché aveva bisogno di cure. E siccome quella sera non è venuto a portarlo Ivano è andato a prenderlo. Per quello Ivano e Cris erano andato lì. È illogico che dica di non sapere a chi ha sparato, se subito dopo averlo fatto ha mandato un sms a una mia amica dicendo: ho sparato a Ivano. In certi momenti Esposito diventava paranoico e vedeva complotti ovunque» - continua l’amica.

«Non è pazzo. Uno spara così perché è abituato. Da quello che raccontava, in Polonia è ricercato per un duplice tentato omicidio, Cosa a cui non credevo fino ad ora. Ripeteva che si era rovinato la mano in quella occasione. (Esposito ha vissuto diverso tempo in Polonia ndr). Comunque cosa è successo lì davanti lo diranno i testimoni, Chi era con Ivano non è scappato come è stato raccontato. Si è preoccupato di chiamare i soccorsi e poi di accertare che respirasse ancora. Anche questa persona è stata sfiorata da un proiettile, per cui c’è anche il tentato omicidio. Quando si è allontanato è poi venuto da me a dirmi quanto era successo. È inutile che Esposito continui a dire che non aveva riconosciuto chi c’era fuori. Chi era lì lo ha sentito dire: vai via Ivano. Noi ora abbiamo paura sia io che il testimone e la stessa mia amica che ha ricevuto il messaggio».

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Le indagini dei carabinieri di Venezia continuano soprattutto per mettere al loro posto le tessere del mosaico che mancano. Partendo dal convincimento che Esposito ha sparato per uccidere in quanto la luce esterna consentiva di vedere l’ombra di almeno una testa attraverso i vetri della porta d’ingresso. E lui ha sparato per colpire quell’ombra. Un colpo è andato a vuoto l’altro si è infilato sotto all’occhio di Gritti. Che è morto un’ ora dopo.

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