L’ultimo saluto al collega: «Tu vai a casa»

Marco Rossi giovedì aveva invitato il suo aiutante a prendere il vaporetto per tornare nell’isola, poi la telefonata alla moglie
Di Simone Bianchi e Marco Flavio Lapiccirella

Sconcerto, apprensione per la terribile notizia che potrebbe arrivare da un momento all’altro. E allo stesso tempo speranza. Speranza che non tutto sia perduto, che Marco Rossi sia ancora vivo. 

Un’atmosfera di sospensione quella che ieri si viveva a Burano, girando per le vie e i campielli, il giorno dopo l’annuncio della scomparsa dell’elettricista di 47 anni, disperso in laguna dopo un incidente in barca che nessuno si riesce ancora a spiegare.

Gli ultimi contatti. L’ultimo contatto è stata una telefonata alla moglie, poco prima delle 20 di giovedì, in cui avvisava che sarebbe rincasato più tardi del solito. Poco prima aveva detto al giovane collega che lavorava con lui di rientrare a Burano con la navetta; lui si sarebbe fermato un po’ più a lungo a Venezia e poi sarebbe tornato a casa con la propria imbarcazione.

La traversata di quel braccio di laguna però, in condizioni atmosferiche rischiose a causa del forte vento e delle onde particolarmente alte, non è stata portata a termine e la moglie ha dato l’allarme intorno alle 2 di notte.

L’angoscia della famiglia. Il momento più difficile è quello che sta passando la moglie, chiusa nel proprio silenzio tra la casa e il suo Bar Palmisano. «Lavoro, famiglia, sport: così mi verrebbe da descrivere Marco Rossi» commenta un buranello che abita vicino al locale della moglie di Rossi «Ha sempre lavorato molto come elettricista, ma la mattina presto lo si poteva tranquillamente vedere qui al Bar Palmisano a dare una mano a sistemare i tavoli. Proprio nel locale, ieri ancora chiuso al pubblico, pare che la moglie e i familiari più stretti abbiano passato molte di queste angoscianti ore d’attesa, interrotte soltanto dalla spola verso casa. Un silenzio rispettato dagli abitanti dell’isola che, sconvolti, dichiarano la propria vicinanza a lei e alle due figlie. «È impossibile immaginare cosa stia passando quella famiglia» commentano «È un limbo che nessuno mai vorrebbe vivere: vorremmo solo farle sapere che la sosteniamo e che condividiamo con tutti i parenti la speranza che si ritrovi Marco al più presto e che tutto si risolva per il meglio».

La notizia della scomparsa di Rossi ieri è corsa di bocca in bocca: si capisce bene, parlando con i residenti, che la comunità gli è molto affezionata. Il collega che da alcuni anni lavora con lui come elettricista venerdì sera avrebbe avuto allenamento di calcio, ma non se l’è sentita di andare. C’è chi ha tenuto chiusa l’attività e ha cominciato a girare per la laguna con la propria barca, in parallelo alle ricerche dei vigili del fuoco. Davvero l’isola è letteralmente sconvolta da tutta questa storia.

Al bar o sugli usci delle case non si parla d’altro. Di come è stata ritrovata la barca, priva di grosse ammaccature. E della prestante forma fisica dell’uomo: pochi credono all’ipotesi di un malore fatale.

Sportivo e altruista. Una persona lontana da ogni genere di eccesso, fin dalla giovane età, e che con grande serietà e impegno si è dedicata al suo lavoro e presa cura della famiglia. Questo il profilo con cui viene identificato Marco Rossi. Un uomo che a 47 anni continuava a essere una presenza frequente alla Polisportiva Burano. Nuoto, corsa campestre, sub, soprattutto pallacanestro ma anche fitness le sue passioni principali. In tanti lo definiscono una persona tranquilla, per bene, che ha saputo fare del suo lavoro di elettricista un punto di riferimento anche per gli stessi concittadini.

«Con lui si sapeva che il lavoro sarebbe stato fatto bene, perché serio e attento nella sua attività» dice un amico. Di recente Marco Rossi si stava impegnando a fondo anche con altri genitori dell'isola per la riapertura del patronato di Burano. Un luogo che fosse di nuova aggregazione per i giovani isolani, e dove probabilmente anche le sue due figlie avrebbero potuto partecipare a varie attività ludico-ricreative, nella piena tradizione che un patronato può offrire. In passato Marco Rossi aveva anche lasciato un segno importante alla Polisportiva Burano da dirigente. Era infatti entrato nel direttivo della società, e anche lì si era distinto per il suo impegno e la serietà nel perseguire i progetti di quell’ambito. Poi il lavoro lo ha costretto a rinunciare a questo ruolo, ma non per questo si è allontanato dall’attività sportiva che amava e praticava spesso.

«Una persona veramente buona. Mi ha colpito quando tempo fa ha aiutato con prontezza mia figlia che ha avuto una crisi epilettica lungo la strada» racconta un abitante di Burano «si è sempre dedicato agli altri e ai giovani in particolar modo. Ricordo un paio d’anni fa, quando era stata organizzata una grigliata nell’isola di Mazzorbetto per adulti e bambini: era anche lì in prima linea, impegnato nell’organizzazione dell’evento».

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