L’ultimo saluto a Matteo Gava con lo stemma dei carabinieri

Sulla bara del ventenne morto sulla strada i genitori hanno voluto che ci fosse il simbolo dell’Arma, alla quale aspirava presto di appartenere

salgareda. La chiesa di Campobernardo era gremita ieri mattina, per accogliere nell’ultimo abbraccio Matteo Gava, il ventennenne che ha perso la vita nell’incidente stradale a Noventa di Piave. Sul feretro bianco del ragazzo sono stati posti i simboli dei due più grandi amori di Matteo: lo stemma dei carabinieri e la sciarpa della squadra del cuore, l’Inter.

La comunità di Campoberando, gli amici del ventenne si sono stretti attorno a mamma Silvana, papà Roberto e il fratello Mauro. «Questa mattina la chiesa sembra così piccola, incapace di contenere tante le persone che sono venute per dare l’ultimo saluto a Matteo, ma soprattutto per stringersi attorno alla famiglia», ha detto nel corso dell’omelia don Corrado Ferronato, «in questo momento di dolore così forte, così immenso, nessuno può rimanere da solo. La comunità cristiana si stringe assieme e ne porta il peso. Si pone tanti domande sul perché e se le pone tutti assieme. Oggi la nostra chiesa sembra così piccola perché incapace di contenere così tanto dolore e sofferenza. Matteo era un ragazzo troppo giovane per morire, lo abbiamo pensato tutti, lo abbiamo detto tutti, troppo giovane. Matteo aveva ancora tutta la vita davanti a sè: un ragazzo sempre con il sorriso e pieno di sogni e progetti come è giusto che sia per un ventenne».

Diversi coloro che non sono riusciti a entrare in chiesa, formando così un drappello all’esterno, sfidando la pioggia che in quel momento scendeva incessante.

Don Corrado è poi passato a leggere alcune righe scritte dai genitori del ragazzo. «È nell’età dell’adolescenza e della maturità scolastica che è emerso Matteo, attraverso l’educazione, il rispetto, la semplicità e l’allegria. Riusciva sempre a conquistare tutti che lavorasse alla 3B o al Roadhouse, si è sempre fatto apprezzare per la serietà, l’impegno e la costanza con cui regalava un sorriso, aveva un carattere spontaneo e genuino», hanno ricordato i genitori nella loro lettera. «Non era capace di stare senza far nulla. È sempre rimasto fedele all’unico grande intramontabile sogno che aveva: quello di diventare carabiniere».

Come si ricorderà domenica scorsa Matteo Gava si trovava in auto con la collega Chiara Brescaccin, 23 anni: la ragazza si era proposta di riportarlo a casa dopo aver passato una serata con i colleghi del Roadhouse di Noventa, dove i due avevano lavorato fino a tardi. I ragazzi stavano tornando verso casa quando, attorno alle 2. 20, in via Martiri delle Foibe, frazione di Mussetta a poca distanza dall’outlet, si sono scontrati frontalmente con l’auto guidata da Giulia Bincoletto, 25 anni. —

G.G.

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