L’ultimo abbraccio al piccolo Davide
SPINEA. «Davide stava imparando a camminare e a correre. E correndo è andato incontro al Signore». L’abbraccio di Spinea al piccolo Davide Giacometti è immenso. Non basta la piccola chiesa dei Santi Vito e Modesto per contenere tutti: ci sono i familiari del piccolo angelo di cinque anni, morto domenica nell’abbraccio fatale con il nonno a Lendinara, inghiottito dalle acque dell’Adigetto. Ci sono gli amici in casacca gialla dell’associazione “Il Sorriso” di Mira e della onlus Or.S.A. (Organizzazione sindrome di Angelman), le maestre e i genitori della scuola Collodi, le autorità, con il sindaco Silvano Checchin e il collega di Lendinara Luigi Viaro.
E c’è il nonno Danillo: i resti sono portati a braccio, in un’urna, dal nipote Giacomo, dopo i funerali di mercoledì a Lendinara, così che neanche l’ultimo viaggio di Davide possa essere senza il nonno che tanto amava. Ma soprattutto c’è la città, che soprattutto negli ultimi anni, quelli della malattia, aveva imparato a conoscere e ad amare il piccolo Davide. Non appare retorico per molti ricordarlo per il suo sorriso, perché quel sorriso era la forza dei genitori, dei conoscenti, degli amici delle associazioni e della scuola. Lo ha ricordato più volte durante la funzione l’ex parroco di Spinea don Antonio Genovese, tornato in città per accompagnare Davide.
«Siamo sconcertati e sgomenti di fronte a questa tragedia», ha detto il sacerdote durante l’omelia, «ci dà forza solo il silenzio e il coraggio, seppur carico di dolore, di questi genitori». Don Antonio si rivolge proprio a loro, lì in prima fila, stretti in un abbraccio senza mai staccare gli occhi da quel piccolo feretro e dall’urna del nonno, ancora una volta vicini. «La vostra è una croce condivisa da tante persone che anche oggi vi dimostrano la loro vicinanza», ha detto don Antonio, «Davide, che era gioia, entusiasmo e voglia di vivere nonostante le fatiche e l’handicap, se n’è andato con il suo sorriso, il volto e i suoi grandi occhi. Il suo abbraccio forte sapeva dirti il suo affetto e il suo bisogno di te. Ma era molto più quello che ci donava di quello che riceveva. Mi ricordo la sua gioia quando si incontrava per la strada, a scuola, ai centri estivi. Faceva passi in avanti piccoli, graduali. Matteo e Angela, siete stati dei grandi genitori, partecipando a incontri e convegni per capire come aiutarlo a farlo crescere al meglio. Avete affrontato i problemi con il sorriso, non vi ho mai sentito dire: “Uffa che cosa ci è capitato?”.
Cari Matteo e Angela, la sentirete ancora la sua presenza. Certo, vi mancherà, ma Davide vi accompagna ancora e vi protegge: sorride pieno di gioia perché è nella gioia che già aveva provato con voi». Dopo mezzogiorno, il piccolo feretro bianco esce dalla chiesa per l’ultimo viaggio verso il cimitero di Spinea. Stavolta a portare Davide sono in tanti, parenti, mamme e amici. Un accompagnamento rispettoso, perché Davide, come ricorda un amico di famiglia: «Vuole camminare con le sue gambe».
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