Luigina e figlia ancora senza casa
BIBIONE. Il dramma di Michela che chiede al mare un respiro per vivere in quel camper parcheggiato a Piazzale Zenith, al cui interno è in attesa di quel soffio vitale per la sua sopravvivenza. Sembra l'inizio di una favola e, invece, è una cruda realtà iniziata 19 anni fa, quando Michela è venuta al mondo colpita da tetraparesi spastica gravissima con deficit respiratorio. Un male che si attenua solo vivendo il più vicino possibile al mare. Un calvario che Michela sta percorrendo da 19 anni con il suo corpo esile, martoriato da una serie d’interventi chirurgici, prima alla schiena e poi all'anca, che consentono alla mamma Luigina, di metterla a sedere anche se per pochi minuti, su una carrozzina. Seppur ridotta, è una alternativa alle rimanenti ore della giornata che Michela deve trascorrere distesa immobile a letto, in un camper che è diventato il suo mondo in cui si sono infranti i sogni di giovane donna. Al suo fianco, da sempre, Luigina Soldà, 52 anni, che per la figlia ha sacrificato se stessa, annullandosi come donna, ma elevandosi come madre. «Ora però non ce la faccio più», ha detto Luigina, «mia figlia Michela è invalida dalla nascita, non parla, non sta seduta, è costantemente distesa a letto salvo qualche minuto in carrozzina, ma ascolta, capisce e le piace vedere persone, cercando sempre un contatto, una carezza. Per vivere deve risiedere vicino al mare, è il suo farmaco salva vita». Luigina Soldà ha scritto al governatore Luca Zaia, Remo Sernagiotto, Marino Finozzi e ad Annalisa Basso, ma non ha risposto nessuno. Due Comuni, due Province, due Usl che non dialogano tra loro e rinchiudono il problema di Michela in un camper, con tutte le problematiche che ne derivano visto che non c'è corrente elettrica e la ragazza ha bisogno del bronco respiratore notturno, azionato da un rumoroso generatore che non la fa dormire. «A marzo Michela aveva la febbre a 40 e io a 38», sottolinea Luigina Soldà, «avevo preso in affitto un appartamento pagato con le offerte che mi arrivano per Michela, quindi almeno per la stagione avrei avuto diritto al medico che, invece, si è rifiutato di visitare mia figlia, anzi mi ha detto che non l'avrebbe presa nemmeno in carico. A Valdagno non ho diritto al medico perchè ho solo la residenza, a Bibione nemmeno e noi siamo senza assitenza medica, le medicine devo comprarle perché per prescriverle devo chiamare la guardia medica che mi chiede 35 euro». E pensare che c'è la guerra dei comuni per l'ospedale unico da 160 milioni di euro... «L'Usl 5 di Arzignano mi ha sostituito la carrozzina però avrei dovuto rinunciare all'alimentazione integrata per Michela che ne ha pieno diritto, e che incide per oltre 200 euro al mese, precisa ancora la Soldà, fino a che i giornali scrivono i politici promettono pubblicamente, poi spente le luci, tutto passa nel dimenticatoio» Il sindaco Pasqualino Codognotto, comunque, ha preso l'impegno di ricercare una soluzione adeguata, magari in sinergia con Alberto Neri, primo cittadino di Valdagno: «So cosa vuol dire vivere un simile dramma e vorrei trovare una soluzione adeguata alle necessità di Michela», ha detto Codognotto, «ma abbiamo già visto che non è semplice coniugare l'infermità e le esigenze della ragazza con la disponibilità degli appartamenti di facile accesso e fronte mare». La soluzione potrebbe arrivare dai campeggi, ma d'inverno sono deserti e sarebbe una grossa responsabilità per il Comune autorizzare la permanenza in un bungalow in riva al mare.
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