"Lui ha detto che mi ucciderà e la legge non mi tutela"

Mestre, lo sfogo di una donna picchiata dall'ex compagno con cui ha avuto una figlia. "Dopo il carcere pensavo fosse cambiato, sono stato un'ingenua a credergli"

MESTRE. «Buongiorno, vi scrivo questa lettera, perché sono una donna che è stata ed è tutt’ora vittima di violenza fisica e psicologica da parte del mio ex compagno tunisino. È una storia senza fine, malgrado tutte le denunce sembra che la legge sia a favore di lui e non a tutela mia. Purtroppo ho perso ogni tipo di speranza, in quanto non si riesce a fermare questo mostro, così lo posso definire».

Una richesta di aiuto, quella arrivata ieri in redazione. Parla una donna mestrina, di 35 anni e madre di due ragazzine che sta combattendo da mesi per liberarsi dalla paura dell’ex compagno con cui ha avuto una figlia, piccola. Un uomo che la picchia. Lo ha rifatto di recente, tanto che la donna ha dovuto denunciare l’ex compagno che ha alzato le mani contro di lei. Episodio che ha portato ad un referto medico e ad una denuncia, l’ennesima. La vicenda è nota alla polizia che ha ricevuto la denuncia della donna e che già si era occupata della sua storia: nei confronti dell’ex convivente, un cittadino tunisino, si era arrivati ad un arresto per maltrattamenti e ad una detenzione in carcere. Provvedimenti che si sono interrotti, purtroppo, quando la donna ha concesso una possibilità all’ex, sperando di poter riavere una serenità familiare.

Un errore.

Nella lettera al nostro giornale, la donna mestrina scrive, sfogandosi a ridosso della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: «Non so più a chi rivolgermi, spero di ricevere una risposta da qualcuno perché mi sento veramente in pericolo, si parla tanto di violenza contro le donne, ma in realtà nessuno fa niente. Siamo abbandonate a noi stesse e lo posso dire perché è quello che mi sta succedendo».

Signora, ha capito perché il suo ex compagno si comporta in questo modo orribile nei suoi confronti?

«Per gelosia e ossessione. In carcere era stato seguito da uno psichiatra. Dopo tantissime denunce per maltrattamenti è stato infatti incarcerato per un lungo periodo, una condanna ad un anno e mezzo. Poi, pensando che fosse cambiato, ho firmato per farlo uscire. Ovviamente sono stata ingenua. Abbiamo una bambina e ho pensato potesse cambiare».

MESTRE 06/08/2003 VIA CA' ROSSA COMMISSARIATO DI MESTRE ....(C) Bertolin M. richiesto da IANNUZZI VIA CA_ ROSSA COMMISSARIATO DI MESTRE ..PROTESTA SAP PER L_AFA ALL_INTERNO DEGLI UFFICI
MESTRE 06/08/2003 VIA CA' ROSSA COMMISSARIATO DI MESTRE ....(C) Bertolin M. richiesto da IANNUZZI VIA CA_ ROSSA COMMISSARIATO DI MESTRE ..PROTESTA SAP PER L_AFA ALL_INTERNO DEGLI UFFICI


Invece non è andata affatto così.

«Esattamente, ho dovuto denunciarlo di nuovo anche di recente. Mi ha fatto male, colpendomi con la cintura».

Ma c’è qualcuno che la sta aiutando?

«Certo, la polizia e il Centro donna mi stanno molto aiutando. Ma non posso andare via da questa città, ho un lavoro e le mie figlie vanno a scuola. Per me andarmene sarebbe difficilissimo. Quell’uomo ora ha una diffida da Mestre e un procedimento di allontanamento. Dell’anno e mezzo di carcere che doveva scontare per maltrattamenti, alla fine ne ha fatti nove».

Scusi, ma lei ha firmato per concedergli la libertà con quale prospettiva?

«Ho firmato per farlo uscire dal carcere a patto che fosse seguito dalla cooperativa per lavorare e da psichiatri. Ma così non è stato, ovviamente».

Nella lettera al nostro giornale, lei punta il dito contro un sistema che oggi non la aiuta nel suo intento, togliere la patria podestà a quell’uomo.

«Il mio ex è senza lavoro, senza fissa dimora, spacciatore con mille denunce e precedenti. Adesso è di nuovo in carcere, deve scontare quattro mesi e venti giorni per aver picchiato due poliziotti dopo l’ennesimo alterco con me avvenuto la mattina dell’arresto. Ma non riesco a farlo espatriare come soggetto pericolo. Perché è il padre di una bambina italiana. Cosa posso fare? Aspetto che mi uccida? O possiamo fermarlo in qualche maniera?».

Lei cosa sperava di ottenere attraverso questa misura?

«Volevo farlo espatriare per poi togliergli la patria podestà. Se lo faccio quando è in Tunisia sarebbe tutto più semplice. Il fatto è che se lo faccio quando lui è qui, lui ha già detto più che volte che intende uccidermi, me lo ha detto più volte. E quindi non riesco a capire cosa posso fare e chi possa aiutarmi».

 

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