Lucia soffocata, ora caccia all’assassino
di Carlo Mion
Nella vicenda dell’omicidio di Lucia Manca, giunta ad una svolta, il quadro investigativo è costellato di indizi ma non di prove. Non c’è una vera prova su chi ha ucciso la bancaria 52enne di Marcon.
Da qui il procedere con la massima cautela da parte degli inquirenti coordinati dal pm Francesca Crupi. Di sicuro l’esito degli accertamenti svolti dal medico legale vicentino Andrea Galassi che ha stabilito nel soffocamento la causa di morte della donna, ha fornito un importante elemento investigativo. Infatti, se il medico non fosse arrivato a qualche conclusione, non riuscendo a stabilire le cause della morte, sarebbe stato impossibile per loro indagare per omicidio. Questo consente ora di procedere, anche se con solo forti indizi, nei confronti di qualcuno che ritengono responsabile di quanto accaduto. Gli investigatori dell’Arma, dal 7 luglio stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Mestre e del Nucleo Investigativo, continuano nel mettere assieme gli ultimi tasselli di una vicenda dove il tempo ha giocato contro a chi deve dare un volto e un nome ad un assassino. Tanto tempo è trascorso tra quando Lucia è scomparsa a quando il suo cadavere, meglio quanto rimaneva, è stato rinvenuto. Le indagini scientifiche affidate non solo a Galassi ma anche ai carabinieri del Ris di Parma hanno raccolto parecchi elementi. Fin dalle prime battute è apparso chiaro che Lucia non si era ammazzata e che non era stata ammazzata con un’arma da taglio o “sparata”, tanto per usare un gergo caro agli investigatori o ai personaggi di Andrea Camilleri. Per diverse settimane dal ritrovamento dei resti la domanda era se Lucia fosse stata avvelenata o soffocata. Adesso il medico legale è giunto alla conclusione, con alta probabilità, che la donna è stata soffocata. Di conseguenza assumono anche un’altra valenza i vari elementi scientifici raccolti nell’abitazione della coppia in via Guardi a Marcon e nell’auto di Renzo Dekleva, dai carabinieri del Ris di Parma. Ad iniziare dalle tracce di Dna della donna e del marito rinvenute nel bagagliaio della vettura dell’uomo che di mestiere fa l’informatore scientifico. Un luogo insolito dove rinvenire tracce biologiche di una persona. La donna, con alte probabilità, è stata ammazzata nella notte tra il 6 e il 7 luglio. Il suo cadavere sarebbe stato portato nel luogo del ritrovamento in quelle ore.
Ma chi è stato ad ammazzare Lucia e a nasconderne il cadavere sotto al viadotto della Valdastico a Cogollo del Cengio? Non c’è ancora una prova certa che possa inchiodare qualcuno. Almeno fino ad oggi. Ma molti indizi, da qui la cautela. Indizi che fanno sospettare del marito, almeno sul fatto che non ha raccontato tutto su quanto successo la sera prima della scomparsa. Comunque non è indagato.
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