Lucia soffocata in casa e portata via in spalla, Renzo tradito dal cellulare

Il procuratore Delpino sicuro: «Per noi è lui il colpevole, gli indizi sono solidi». Ma l'uomo non ha confessato. La notte tra il 6 e il 7 luglio il suo smartphone agganciato vicino a Cogollo del Cengio. Per l'accusa è un autentico mentitore
Il messaggio è pronto per l'invio con i seguenti file o collegamenti allegati: Manca A.M.L..jpg Nota: per proteggere il computer dai virus, le applicazioni di posta elettronica impediscono l'invio o la ricezione di alcuni tipi di allegati. Per determinare la modalità di gestione degli allegati, controllare le impostazioni di protezione della posta elettronica. - Maria Lucia Assunta Manca, 52 anni, e' scomparsa da Marcon da 6 giorni Indagini a tutto campo
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MARCON. Indizi, forti indizi, ma nessuna “pistola fumante”. Nessuna prova regina che inchiodi Renzo Dekleva, 54 anni, quale assassino della moglie Lucia Manca, 53 anni. Elementi che hanno prima convinto gli investigatori dei carabinieri e il pm Francesca Crupi della colpevolezza dell’uomo e poi il gip Michele Medici a firmare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’informatore scientifico, definito dallo stesso giudice: «personalità glaciale incline alla menzogna». Dekleva è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

«Allo stato riteniamo sia lui il colpevole. Alla luce degli elementi raccolti tutto indica con sufficiente garanzia la colpevolezza di Dekleva. Il quadro giudiziario è solido», ha detto il procuratore capo Luigi Del Pino.

Dekleva è l’uomo delle menzogne, tradito dalle sue bugie e dallo smartphone. Cerca di costruirsi un alibi per la sera del delitto ingannando l’amante, ma la stessa donna lo smentisce. Per l’accusa Dekleva uccide la moglie la sera del 6 luglio, la soffoca nella sua abitazione, ordina delle pizze per depistare e poi va a trovare l’amante a Treviso dove arriva in ritardo. Quindi poco prima dell’una di notte torna a casa. Prende il cadavere della moglie, lo porta giù e lo carica nel baule dell’auto. Lo fa passando dal cortile, visto che il garage non ha scale interne che lo collega all’appartamento. E poi via verso Vicenza e la Valdastico, dove a Cogollo del Cengio nasconde il cadavere in mezzo a dei cespugli coprendolo anche con dei rami trovati in un cassonetto. Ed è durante il viaggio di andata, il viaggio della morte, che il suo smartphone si accende e si collega alla cella di Rubano tra Padova e Vicenza. E poi all’alba del 7 luglio, lo smartphone aggancia una cella alle porte di Marcon. Dekleva in quel momento, secondo l’accusa, sarebbe rientrato a casa. L’apparecchio mobile fa tutto questo nelle ore in cui lui dice di essere a casa. «Noi collochiamo Dekleva e il cadavere della moglie quella notte dove poi sono stati ritrovati i resti della signora Manca sono stati trovati», ha detto il colonnello Giovanni Cataldo, comandante provinciale dell’Arma. Per lo stesso comandante Renzo Dekleva si «è sempre mosso tentando di manipolare le persone intorno a lui e quelle vicine alla moglie, inculcando fatti non compatibili e in contrasto con gli elementi acquisiti dalla polizia giudiziaria. Depistaggi e contraddizioni che gli sono stati fatali». Come l'aver tentato di far dire alla sua amante di aver ricevuto una telefonata “muta” di Lucia alcuni giorni dopo la scomparsa, quando in realtà era avvenuta prima. La stessa amante gli ricorda «se dico questo mi fai fare una brutta figura se ci ascoltano (i carabinieri ndr) sanno che non è così». Depistaggi che iniziano quando lui si rende conto di aver commesso un errore: non aver detto all’amante che la moglie è scomparsa. Infatti la trevigiana con cui ha una relazione scopre che la bancaria è sparita leggendo i giornali. Da quel momento le intercettazioni forniscono tanti elemento che l’accusa considera indizi a carico di Dekleva. Ad esempio quando esce la notizia che sono state trovate delle tracce biologiche sul bagagliaio della sua auto commentano con l’amante l’uomo dice: «sono probabilmente tracce di urina». Un’ipotesi che a chiunque sembra strana. Ma non lo è per chi sa che quando una persona muore soffocata ha un rilascio di liquidi biologici. E lui ha qualche conoscenza medica. Non si è mai laureato ma ha frequentato la facoltà di medicina. Ma Dekleva in questi mesi oltre a continuare a raccontare menzogne ha cercato in tutti i modi di far dire versioni di comodo alle persone che lui intuiva dovessero essere sentite dai carabinieri. Dai parenti di Lucia ai suoi, dagli amici ai conoscenti. Alcuni raccontano la sua versione, ma altri no e lo contraddicono. Tenta di far passare l’ipotesi che Lucia se ne sia andata perché aveva “conoscenze maschili nel milanese”. Tutto falso, tutto denigratorio verso la moglie che aveva ucciso e della quale all’amante dice: «Io quella non la sopporto, la soffoco». Lucia in quel momento era sparita e non si sapeva nulla di lei.Indizi e non prove comunque. Come del resto non è chiaro il movente. Secondo gli investigatori dei carabinieri questo va ricercato nella decisone di Lucia Manca di movimentare dai conti correnti intestati ad entrambi del denaro. Questo perché aveva scoperto la relazione del marito. Un sistema per togliergli la possibilità di andarsene con l’altra portandosi via pure i soldi. Al momento dell’arresto Dekleva non ha aperto bocca. Ha assistito alla perquisizione dell’abitazione dove sono stati prelevati oggetti vari e un’agendina. E’ probabile un nuovo sopralluogo del Ris nella casa.

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