«Lucia Manca è morta soffocata»
di Carlo Mion
MARCON
Lucia Manca è stata soffocata e poi portata sotto al viadotto di Sant’Agata a Cogollo del Cengio. Sono indiscrezioni sulla perizia eseguita sui resti della donna dal medico legale Andrea Galassi. Il medico vicentino che ha chiesto un’altra settimana prima di depositare la relazione finale in Procura a Venezia e in Procura a Vicenza. Il termine ultimo scadeva proprio domani. E per la seconda volta il dottor Galassi ha chiesto un’ulteriore proroga, questa volta solo di una settimana, dopo quella di un mese ottenuta a dicembre.
Ora la Procura di Venezia che ha aperto un fascicolo prima per sequestro di persona e che poi ha aggiunto il reato di occultamento di cadavere, dovrà indagare per omicidio. C’è la prova scientifica che Lucia è stata ammazzata. Da questo momento tutto cambia e dovranno essere letti in maniera diversa anche tutti gli indizi raccolti a carico di Renzo Dekleva, il marito di Lucia Manca. L’uomo per ora non è indagato per la scomparsa e la morte della moglie, ma solo per il fatto che i carabinieri veneziani che stanno indagando sul caso fin dalla scomparsa della donna, hanno scoperto che si dichiarava in atti pubblici, laureato in medicina. Titolo che non ha mai conseguito.
E’ il novembre scorso quando gli investigatori dell’Arma coordinati dalla dottoressa Francesca Crupi hanno la certezza di avere trovato i resti del cadavere di Lucia Manca. Il Dna stabilì che lo scheletro rinvenuto a Cogollo del Cengio era quello della 52enne bancaria scomparsa nella notte tra il 6 e il 7 luglio scorsi da Marcon. Da quel momento il marito Renzo Dekleva, 54 anni, informatore farmaceutico è il sospettato numero uno per la fine della moglie. Quantomeno dell'occultamento del cadavere. Secondo gli investigatori il marito sa come quel corpo è finito lì. Non hanno mai nascosto il fatto che l'uomo abbia fornito una ricostruzione temporale e dei luoghi in cui si è recato la sera e la notte del 6 luglio, non corrispondente a quanto loro hanno accertato.
A tradirlo sono stati accertamenti tecnici compiuti sul telefonino. Soprattutto il telefonino evidenzia luoghi diversi rispetto a quelli dove lui dice di essere stato. Da questo il fatto che le ricerche nella zona di Folgaria e dell'Alto Vicentino vengono compiute a settembre, ben due mesi dopo la scomparsa e non subito, come avvenuto invece nella zona compresa tra Marcon, Quarto D'Altino, Mogliano Veneto e Preganziol. Difficile pensare che ai carabinieri ci vogliano oltre due mesi per scoprire che i Dekleva avevano in uso un'abitazione, per le vacanze, a Folgaria. E quindi si mettano a cercare il corpo anche lì, organizzando battute con l'impiego della protezione civile. Quanto resta del corpo viene rinvenuto, casualmente da operai forestali, il 6 ottobre nei pressi di un viadotto della Valdastico, strada che porta anche in Folgaria per chi arriva da gran parte del Veneto. Quindi anche da chi proviene dal veneziano. Ora gli investigatori hanno un cadavere, un sospettato, resta da scoprire il movente. L'attenzione degli investigatori ora è puntata esclusivamente su Renzo Dekleva che aveva un'amante più giovane della moglie. Lucia , scoperta la relazione, aveva ventilato la possibilità di separarsi dal marito. Le separazioni a volte sono devastanti per il patrimonio dei singoli. La donna aveva chiesto consiglio anche ad un'amica avvocato. Primo passo di una donna che tutti descrivono come determinata.
La Procura di Venezia, fino ad ora, ha mostrato di andare con i piedi di piombo in una vicenda dove ci sono tanti indizi ma manca la prova regina. Ora cambierà strategia?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia