L’ovovia non riesce a partire, il Comune pensa al dietrofront

Venezia, Se arriverà il congruo risarcimento danni l’impianto sul ponte di Calatrava potrà essere smantellato
Tantucci Interpress Venezia, 01.03.2011.- Installazione ovovia sul Ponte della Costituzione.- Ovovia ponte della Costituzione
Tantucci Interpress Venezia, 01.03.2011.- Installazione ovovia sul Ponte della Costituzione.- Ovovia ponte della Costituzione

di Enrico Tantucci

VENEZIA. Ovovia, adesso il Comune pensa anche al dietro-front, cioè al possibile smantellamento dell’impianto di superamento del ponte di Calatrava per i disabili, che rischia di rivelarsi una trappola per i rischi di funzionamento. Per ora solo un’ipotesi legata soprattutto alla possibilità di ottenere un congruo risarcimento danni da parte delle imprese che hanno realizzato l’opera, nel caso la relazione tecnica richiesta dal Comune confermasse le disfunzioni nel funzionamento dell’impianto che sono emerse. Sarà in particolare il sindaco Giorgio Orsoni, anche nella sua qualità di avvocato amministrativista, a valutare con l’Avvocatura civica se ci sono i margini per ottenere un risultato che consenta anche di pensare alla rinuncia all’impianto per studiare altre soluzioni più semplici, considerando che lo stesso progetto di Santiago Calatrava originariamente prevedeva l’uso di un servoscala per il superamento del ponte da parte di chi è colpito da problemi di mobilità. «Al momento non possiamo certo pensare allo smantellamento di un impianto come quello dell’ovovia, costato al Comune un milione e 800 mila euro», commenta l’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Maggioni, «ma proprio per valutare il suo funzionamento, anche nel tempo, ho chiesto ai tecnici e avrò in settimana una relazione che chiarirà l’esistenza di eventuali problemi e sulla base della quale potrà essere anche impostata, se emergeranno responsabilità, la causa civile per risarcimento danni. Ricordo comunque una volta di più che questa amministrazione, il sindaco e io siamo sempre stati contrari a quest'intervento e ci troviamo a gestire una eredità che non condividiamo».

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