«Lovisetto chiedeva aiuto disperato, poi è caduto»

Il racconto dei testimoni dell’omicidio di Lovisetto: «Alcuni ragazzi hanno tentato di rianimarlo»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - I POMPIERI PULISCONO IL LUOGO(VICINO AL BANCO IN METALLO DOVE SI E' AACCASCIATO IL MORTO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - I POMPIERI PULISCONO IL LUOGO(VICINO AL BANCO IN METALLO DOVE SI E' AACCASCIATO IL MORTO

SAN DOA'. Gli ultimi minuti di agonia per Alessandro Lovisetto, il 53enne accoltellato alla gola da Silvano Maritan domenica sera, sono stati tremendi. Alcuni residenti attorno al parco “Agorà” sono rimasti sconvolti nel vedere la scena da film poliziesco. Purtroppo però quella morte non era alla televisione, ma in pieno centro a San Donà, città che ancora appare sotto choc da questa incredibile vicenda. E soprattutto sono rimasti colpiti due minorenni che hanno visto l’intera scena dal caffè Letterario, loro stessi tra i primi a soccorrere Lovisetto. Il 53enne è arrivato barcollante dalla galleria Vidussi alle 20. Con una mano tamponava la ferita mortale al collo, sotto l’orecchio. Chiedeva aiuto perché sapeva di avere i minuti contati. Ma ormai era troppo tardi e quella ferita perdeva sangue in abbondanza.

«Nessuno si è allontanato», ricorda un residente che ha visto tutto da casa, «anzi sono accorsi dei giovani per soccorrerlo. Lui chiedeva aiuto disperato e poi è caduto a terra sulle lastre di pietra davanti al caffè Letterario. A quel punto c’è chi si è avvicinato senza perdere tempo. Hanno cercato di rianimarlo, di salvargli la vita. Qualcuno ha persino praticato la respirazione bocca a bocca. Non è stato lasciato solo per paura o terrore, ma tanti hanno cercato di cambiare un destino annunciato dopo quella ferita. Poi sono arrivati i sanitari del 118, i carabinieri. Ma ormai era morto dissanguato».

Ma quella scena di un uomo che stava morendo e poi è crollato nel parco cittadino è rimasta impressa per sempre nella mente di alcuni ragazzi che erano proprio davanti. Sono tutti studenti, minorenni, che non si danno pace da quel momento. Troppo giovani per vedere una morte in diretta che avrebbe lasciato senza fiato anche un adulto. Un paio di testimoni sono stati determinanti per ricostruire la scena fin dall’inizio, ascoltati in più occasioni dai carabinieri della compagnia di San Donà al comando del capitano Dario Russo. I militari sono stati pronti nell’intervenire con una pattuglia che ha subito notato Maritan aggirarsi in zona e lo ha riconosciuto. Il resto è cronaca di una delle notte più nere nella storia della città. Il boss Maritan che aveva gettato il coltello in un bidone, i carabinieri che lo hanno riconosciuto, fermato e poi arrestato.

Adesso la città è in preda alla tensione e alla paura. L’episodio di sangue ha lasciato una traccia evidente nell’animo di tanti sandonatesi che adesso parlano di un crimine annunciato visto il torbido contesto in cui è maturato.

Il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, ha voluto concentrare l’attenzione sulla vicenda umana, piuttosto che sulla cronaca più cruda che davvero incuriosito tutti. Ha invitato a riflettere sulla tragica e inaccettabile morte di un uomo, sul dolore di una famiglia, dei figli, gli amici che lo hanno perso per sempre. Lovisetto aveva avuto dei piccoli precedenti ormai risalenti al passato. Aveva da poco un lavoro alla Fincantieri e una compagna di cui si era innamorato. Ma la sua vita e la sua strada hanno incrociato quella di Silvano Maritan e l’epilogo è stato tremendo.

Giovanni Cagnassi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia