Lotta all’evasione fiscale: Venezia “fanalino di coda”

I dati del ministero confermano la forte riduzione delle somme recuperate dagli undici comuni della Città Metropolitana che hanno firmato iil Patto
Venezia in vetta all'evasione fiscale
Venezia in vetta all'evasione fiscale

VENEZIA. Venezia e gli altri 10 comuni della sua provincia che hanno sottoscritto negli anni scorsi il "Patto antievasione” fiscale e tributaria con l'Agenzia delle Entrate, sono il "fanalino di coda" rispetto al resto del Veneto.

Un vero e proprio ”smacco”, del quale l’amministrazione guidata da Luigi Brugnaro non può certo incolpare il Governo o altre istituzioni.

Si tratta infatti di un'importante opportunità prevista da una legge del 2005 che permetterebbe ai comuni firmatari del Patto Antievasione di recuperare risorse finanziarie a loto totale beneficio, a patto di denunciare all’Agenzia delle Entrate e all’ Inps l'evasione fiscale e contributiva di suoi cittadini rispetto a: dichiarazioni Isee (l’indicatore del reddito di una famiglia) non veritiere per ottenere sconti nelle rette degli asili nido; attività in nero, immobili con inquilini “irregolari”; opere industriali e residenziali abusive; soggetti che esercitano un’attività economica senza partita Iva o che si qualificano come enti no-profit svolgendo tuttavia lucrose attività commerciali e proprietari che non dichiarano seconde o terze case, che affittano appartamenti senza registrarne i contratti o che omettono dichiarazioni e pagamenti di Ici e Tarsu.

Per il bilancio comunale sarebbe una bella occasione di risanamento, ma Venezia registra negli ultimi anni un crollo degli importi della lotta all’evasione. La città metropolitana di Venezia (l'ex Provincia) non fa, infatti, una bella figura con soli 34.136 euro complessivi recuperati nei comuni aderenti al patto (Venezia, Chioggia, Eraclea, Fossalta, Jesolo, Meolo, Portogruaro, Salzano, S. Michele in Tagliamento, S. Maria di Sala e Spinea), molti meno dei 158.276 euro recuperati l'anno scorso dagli undici nel 2015 dell’anno precedente, registrando un trend negativo in percentuale pari -78,43% rispetto al 2015 e ancor più rispetto al 2014 quando furono recuperati ben 292.443 euro.

«La lotta all'evasione non è certo un fiore all'occhiello dell'amministrazione di Luigi Brugnaro _ commenta il sindacato pensionati della Cgil _. Anzi, come dimostrano i dati del ministero dell'Interno relativi al recupero dell'evasione da parte dei singoli comuni, rispetto al 2014 il capoluogo della regione Veneto ha recuperato grazie alle sue segnalazioni poco più di 24 mila euro, ovvero il 90% in meno rispetto ai circa 266 mila euro del 2014 e il 37% in meno in confronto ai 39.193 euro del 2015.

«La giunta di Luigi Brugnaro _ sottolinea Angiola Tiboni, segretario dello Spi Metropolitano di Venezia _ sembra voler abbandonare a poco a poco l'opportunità fornita dalla legge del 2005 ma, in generale, è tutta la città metropolitana che mostra poco interesse per la lotta all'evasione fiscale e contributiva, confermandosi da questo punto di vista il territorio meno virtuoso di tutto Solo un Comune veneziano su quattro, infatti, aderisce a questa battaglia. Basti pensare che le undici amministrazioni che denunciano l'evasione hanno guadagnato nel 2016 un totale di 34.136 euro, contro i 158.276 euro del 2015 con una perdita del 78 % che sale a -88% se si prendono i dati del 2014». La maglia nera va a Chioggia che nel 2016 non ha recuperato un solo euro, contro i 104.507 euro dell'anno precedente. L’unico trend positivo – fa osservare lo Spi-Cgil – è quello di Meolo che per il primo anno nel 2016 ha portato a casa 662,4 euro. «I lavoratori e i pensionati le tasse le pagano regolarmente – sottolinea a sua volta Elena di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – e noi continuano a pensare che l’evasione e l’elusione fiscale sono uno dei reati più odiosi perché comprime le risorse che si possono utilizzare per servizi fondamentali quali istruzione, sanità e sicurezza, solo per citarne alcuni – . I reati di questa natura vanno perseguiti in maniera più pesante sotto l’aspetto penale ma anche attraverso una più convinta battaglia culturale di istituzioni, forze politiche, sociali e produttive».


 

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