L’ospedale finisce nelle mani di Astaldi
MESTRE. Astaldi si prende l’ospedale di Mestre aumentando le quote già detenute nella società di gestione.
È infatti il gruppo di Roma, che opera nel settore delle costruzioni come General contractor e promotore di iniziative in project financing, ad aver acquistato quattro giorni fa dalla Mantovani il 23,4% delle quote di Veneta Sanitaria (Vsfp), società che gestisce i servizi non sanitari dell’ospedale dell’Angelo di Mestre di cui deteneva già il 37% salendo quindi al 60,4%.
La firma dell’acquisto delle quote è avvenuta a Milano lo scorso 31 luglio, nel giorno in cui Giampaolo Chiarotto, legale rappresentante e ad della Mantovani, si trovava in città anche per tutt’altro motivo, e cioè per essere ascoltato dai magistrati della procura del capoluogo in merito all’inchiesta che riguarda alcuni appalti dell’Expo. La vendita delle quote detenute in Veneta Sanitaria da Mantovani, che già si era liberata della partecipazione in Summano Sanità, la società di gestione dell’ospedale di Thiene-Santorso, nel Vicentino, rientra nel piano di dimissioni dell’azienda del Mose.
La società della famiglia Chiarotto ha tuttavia deciso di mantenere in Venezia Sanitaria un piccolo spicchio della torta, lo 0,10%, che gli permetterà di vedere garantiti i lavori di manutenzione e restauro all’interno dell’ospedale di Zelarino. La scelta di Astaldi va invece in controtendenza con il piano di dismissioni in due fasi, fino al 2020, annunciato nel maggio del 2016, con l’obiettivo di ridurre il debito con le banche.
«Siamo realizzatori di grandi opere, non concessionari», aveva spiegato, presentando le linee guida del piano di dismissioni, il presidente del gruppo, Paolo Astaldi. Tanto che in pole position per l’acquisto delle quote - sia quelle di Mantovani che di Astaldi - sembrava esserci il fondo inglese Equitix, tenuto invece alla porta. «L’operazione di acquisto rientra nel programma di sviluppo delle attività del gruppo. In linea con quanto definito in sede di pianificazione strategica, il progetto prevede tramite questa operazione una migliore valorizzazione dell’asset», si legge nel documento che Astaldi ha inviato a Borsa italiana in occasione della relazione finanziaria semestrale, in cui comunica anche ricavi in crescita del 7,4% a quota oltre 1,5 miliardi. Il comparto ospedaliero genera per Astaldi il 2,5% dei ricavi operativi - ricavi stabili nel tempo trattandosi di concessioni, e con basso impiego di capitale circolante - mentre il 97,5% arriva dalle Costruzioni. Con l’incremento delle quote dal 37% al 60,4% l’ospedale di Mestre vale per il gruppo Astaldi - come comunicato a Borsa Italiana - oltre 500 milioni di euro, in termini di portafoglio ordini. Con la costruzione in Project financing dell’ospedale di Mestre - una delle ultime infrastrutture dell’era dell’ex doge Giancarlo Galan - i soci di Veneta Sanitaria (Astaldi, Mantovani, Gemmo, Cofely Sinergiem Mattioli e Studio Altieri) incasseranno da qui al 2033, quando scadrà la concessione dell’ospedale, un canone annuo di 64,5 milioni di euro che fino al 2016 però sono stati 71,5 poi ridotti del 10% in seguito alla battaglia legale intrapresa dall’Asl che si era conclusa dopo un lungo e articolato lodo arbitrale. Il nuovo assetto societario non dovrebbe cambiare di molto i rapporti tra l’Usl diretta da Giuseppe Dal Ben e la società di gestione dal momento che gli interlocutori, nonostante il maggior peso di Astaldi, sostanzialmente saranno gli stessi.
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