L’ortopedico Candiotto al super polo europeo

Il primario miranese ha deciso di lasciare l’ospedale Sant’Antonio di Padova per dirigere il reparto traumatologico della Casa di cura policlinico di Abano

MIRANO. Le lunghissime liste d’attesa, 1.400 persone disposte ad aspettare anche un anno per farsi operare all’anca, alla spalla, al ginocchio, da lui o dalle sue équipe, testimoniano la popolarità del dottor Sergio Candiotto, il medico di Mirano per sette anni primario di Ortopedia al Sant’Antonio di Padova. Dall’inizio di ottobre il luminare ha lasciato l’ospedale di via Facciolati per diventare direttore di Ortopedia e Traumatologia alla Casa di Cura Policlinico di Abano. Una partenza che ha fatto rumore, e molto, perché Candiotto era una delle punte di diamante del Sant’Antonio e un vanto della sanità pubblica. Una scelta che il medico spiega con la volontà di intraprendere nuovi progetti – la creazione di un polo d’avanguardia di Ortopedia – e con l’attitudine al cambiamento.

«Io credo che un primario non debba restare più di 7-8 anni», spiega Candiotto, «anche il presidente della Repubblica dura un settennato». Una convinzione radicata, quella dei cicli, che ha fatto di lui un primario con la valigia sempre pronta: fino al 1998 ha lavorato come aiuto ospedaliero alla Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università di Padova; dal 1998 al 2008 direttore di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Dolo; dal 2005 al 2008 direttore del Dipartimento di Chirurgia generale e Specialistica dell’Asl 13 degli ospedali di Dolo e Mirano; dal primo giugno 2008 direttore di Ortopedia e Traumatologia del Sant’Antonio e dal primo settembre 2014 direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Asl 16. Ora appunto, dall’inizio di ottobre, il passaggio ad Abano. Dove Candiotto andrà a realizzare un nuovo progetto. «Mi hanno prospettato un progetto molto forte che potrò sviluppare nei prossimi 6-7 anni, relativo alla Chirurgia mini invasiva e robotica», spiega Candiotto, «l’intento è creare un centro europeo di riferimento, un polo ortopedico di grande forza e impatto. Le premesse ci sono. Ho lasciato un grande ospedale e ne ho scelto un altro eccellente». Ed è ad Abano che il luminare intende creare un centro di Chirurgia protesica mini invasiva e robotica: «Lì c’è una piattaforma operativa molto spinta. Al Sant’Antonio arrivavo a 600 interventi di protesi all’anno, intendo farne di più. E riprenderò a operare il sabato, come facevo a Dolo. Lo ritengo un senso del dovere compiuto verso i pazienti e chi ci finanzia: l’ospedale non può fermarsi due giorni».

Nessuna polemica con Padova: «Lascio un’eccellenza ospedaliera e un’ottima amministrazione. Da parte mia credo di aver lasciato un ottimo risultato. Semplicemente, si è conclusa una fase, ora ci sono spinte nuove finalizzate a migliorare le risposte verso i pazienti». Ad Abano verranno sviluppati tutti i settori della chirurgia ortopedica moderna, anca in particolare.

Sabrina Tomè

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