L’Opera Santa Maria della Carità licenzia in tronco tre dipendenti
VENEZIA. Tre persone licenziate in tronco dalla Fondazione Opera Santa Maria della Carità, che fa capo alla Curia patriarcale, che ne nomina il Consiglio di amministrazione
Si tratta in pratica dei componenti dell’Ufficio Tecnico della Fondazione religiosa che detiene e gestisce per conto del Patriarcato un patrimonio importante, che comprende tra l’altro una trentina di appartamenti, quattro negozi e quattro uffici, la casa di riposo centro Nazareth di Mestre, la Casa dell’ospitalità di Santa Maria del Mare a Pellestrina e altre strutture, come la Comunità Emmaus e Santa Maria di Fatima. La Fondazione opera da oltre cinquant’anni a Venezia e provincia nel campo dei servizi alla persona in condizione di bisogno e non autosufficienza in ambito socio-sanitario e gestisce appunto residenze per anziani, comunità per minori in difficoltà per tossicodipendenti, disabili, malati conclamati di Aids e malati terminali oncologici. I tre componenti dell’Ufficio Tecnico, tutti assunti a tempo indeterminato, che si occupavano dei problemi legati alla manutenzione delle strutture dell’Opera Santa Maria della Carità, sono stati licenziati, senza preavviso a metà maggio.
«Non possiamo più permetterci di tenere questo personale - spiega il presidente della Fondazione Gianfranco Fiorin - perché l’istituzione non ha più bisogno di un Ufficio tecnico e mantenere questo personale, senza di fatto utilizzarlo o poterlo ricollocare sarebbe in questo momento una spesa che non possiamo permetterci, trovandoci in un momento di difficoltà e di riduzione di servizi. Il 19 giugno alla Direzione Territoriale del Lavoro è convocata una riunione per una procedura di conciliazione, per trovare un’intesa, fermo restando che non siamo assolutamente in condizioni di mantenere in servizio questi dipendenti, perché l’Ufficio tecnico, oggi, non ci è più necessario». Altri quattro componenti dell’Ufficio sono rimasti in forze all’Opera Santa Maria della Carità, con altro incarico. Uno dei tre licenziati si è rivolto per tutela alla Cgil che ha attivatole procedure e contesta anche il fatto che l’Opera non abbia più bisogno di un Ufficio Tecnico, avendo ad esempio affidato un incarico a un architetto esterno per il restauro della struttiura di proprietà della Mensa Patriarcale, denominata Villa Elena, in via Castellana a Mestre per ospitarvi delle comunità di cui la Fondazione si occupa.
Inoltre la stessa Fondazione avrebbe intenzione di affidare a una società esterna a partecipazione diocesana la manutenzione degli immobili del Centro storico, prima affidata all’Ufficio. Una storia, dunque, tutta da chiarire, ma nella quale è certa la volontà della fondazione dipendente dal Patriarcato di licenziare i tre dipendenti.(e.t.)
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