Londra, Federica Boscolo Gnolo deve restare in carcere

La chioggiotta accusata di infanticidio sarà giudicata il 15 febbraio, ma si attende la perizia psichiatrica

SOTTOMARINA. Altri tre mesi per conoscere il destino di Federica Boscolo Gnolo, la trentunenne di Sottomarina accusata dell’infanticidio della figlia Farah di due mesi. Ieri mattina si è tenuta l’udienza al tribunale di Old Bailey a Londra, la città dove la ragazza abita da qualche anno e dove si è consumato il tragico destino della neonata.

La Corte criminale inglese ha confermato l’avvio del processo per il 15 febbraio prossimo in attesa che sia completata la perizia psichiatrica a cui è sottoposta la donna che nel frattempo rimarrà rinchiusa nel carcere di Holloway, nel quale si trova dal 27 gennaio scorso. Il processo doveva tenersi a luglio scorso ma, a sorpresa, i giudici avevano deciso di rinviarlo addirittura di sette mesi per avere elementi più corposi su cui dibattere, fissando l’udienza per il 19 novembre. E ieri, appunta, la Corte ha deciso di manteenre in carcere la giovane donna chioggiotta.

Ora tutto ruoterà attorno alla perizia psichiatrica che dovrà chiarire le condizioni di salute mentale della ragazza. Altro colpo di scena era arrivato il 20 aprile scorso quando nell’udienza preliminare la giovane aveva confessato l’infanticidio della figlia.

In aula aveva presentato un memoriale scritto nei giorni precedenti dove aveva ammesso di aver causato la morte della figlia Farah. Parole pesanti come un macigno che avevano sconvolto l’intera città che fino ad allora sperava sempre che ci potesse essere un’altra spiegazione per la scomparsa della piccola Farah. Non si sa se l’ammissione della donna sia frutto di una strategia dei legali per tentare di evitare l’ergastolo o sia l’epilogo dei lunghi colloqui con gli psicologi che l’hanno aiutata a rendersi conto di quanto commesso a fine gennaio, in quella stanza dell’albergo Lilly dove lavorava e viveva.

Gli inquirenti di Scotland Yard non hanno mai avuto dubbi sul fatto che la piccola fosse stata uccisa per mano della madre, ma nella mente e nel cuore dei chioggiotti il fatto che Federica ancora non avesse confessato bastava a creare un filo di speranza a cui aggrapparsi per respingere il più atroce degli omicidi. Nel memoriale Federica ha ammesso di aver causato la morte, ma non hai detto esplicitamente di avere ucciso la piccola. Una sfumatura non solo formale perché potrebbe racchiudere in sé la differenza tra un ergastolo e una pena ridotta. Provocare la morte può far pensare anche ad un incidente o a un omicidio preterintenzionale, situazioni legalmente molto diverse dall’infanticidio premeditato.

Una confessione quindi a metà che lascia margini agli avvocati per costruire una strategia difensiva basata sull’attimo di follia poi rimosso dalla mente della giovane e tornato a galla dopo tre mesi. Per questo quindi la perizia psichiatrica diventerà decisiva. Pare che la ragazza soffrisse di una forte depressione post partum, dovuta alla rottura con il papà della piccola che non l’aveva nemmeno riconosciuta, al pensiero di crescere la figlia da sola e al difetto ad un occhietto che la piccola Farah aveva. Uno stato di malessere forte che l’aveva spinta a tornare a Londra da sola con la neonata dopo aver trascorso le vacanze di Natale in famiglia a Chioggia.

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