L’Oleificio in concordato preventivo

L’azienda dei Dal Sasso aveva promesso di costruire una raffineria e assumere gli operai di Vinyls. Ora rischia il fallimento
Di Gianni Favarato
L'operaia Nicoletta Zago come lavavetri ad un incrocio di Mestre, mentre un suo compagno di lavoro mostra agli automobilisti un cartello di protesta, stamattina, 14 luglio 2011. La singolare protesta degli operai della Vinyls di Marghera dopo il fallimento delle trattative per il futuro dell'azienda chimica e il conseguente blocco degli stipendi. Hanno lavato i vetri delle auto, stamani, ad un incrocio, davanti alla sede di Mestre della Provincia di Venezia, i lavoratori della Vinyls di Marghera. E' stata per gli operai una diversa forma di protesta per rimettereal centro dell' attenzione la situazione occupazionale dello stabilimento veneziano. ANSA/ANDREA MEROLA
L'operaia Nicoletta Zago come lavavetri ad un incrocio di Mestre, mentre un suo compagno di lavoro mostra agli automobilisti un cartello di protesta, stamattina, 14 luglio 2011. La singolare protesta degli operai della Vinyls di Marghera dopo il fallimento delle trattative per il futuro dell'azienda chimica e il conseguente blocco degli stipendi. Hanno lavato i vetri delle auto, stamani, ad un incrocio, davanti alla sede di Mestre della Provincia di Venezia, i lavoratori della Vinyls di Marghera. E' stata per gli operai una diversa forma di protesta per rimettereal centro dell' attenzione la situazione occupazionale dello stabilimento veneziano. ANSA/ANDREA MEROLA

Torna a colpire, si fa per dire, la “maledizione” che sembra gravare sulla Vinyls, la fabbrica chimica che prima di essere chiusa, cinque anni fa, produceva nel Petrolchimico di Porto Marghera cloruro di vinile monomero (il cvm, materia prima della plastica in pvc) ed è stata processata per i tumori mortali causati agli operai e l’inquinamento della laguna durante le gestioni Montedison ed Enichem. Dopo l’incredibile decisione, nel 2009, dell’imprenditore trevigiano Fiorenza Sartor – che comprò la Vinyls dalla multinazionale Ineos per poi portare i libri in tribunale e aprire la strada all’amministrazione straordinaria, che ha visto sfumare altre proposte d’acquisto avanzate da una fantomatica finanziaria con sede in Svizzera – la famiglia di Saverio Dal Sasso, trevigiana anche questa e titolare dell’Oleificio Medio Piave spa (Omp), ha presentato istanza di concordato preventivo al tribunale di Treviso. Una mossa per evitare il fallimento dovuto al «grave deficit patrimoniale» con un indebitamento nei confronti di banche e fornitori di circa 80 milioni di euro.

Tutto ciò alla vigilia di realizzare, attraverso la nuova società Medio Piave Marghera spa (di cui lo stesso Saverio Dal Sasso è presidente e i due figli, Carlo e Marco, consiglieri d’amministrazione) il promesso investimento di oltre 100 milioni di euro nelle aree comprate da Syndial (Eni) per costruire una nuova raffineria di oli vegetali, impegnandosi con un apposito accordo sottoscritto insieme a sindacati e Confindustria, ad assumere tutti i 130 cassintegrati della Vinyls – in cassa integrazione da anni – che dal prossimo 8 luglio saranno licenziati.

La brutta notiza ha colto di sorpresa un po’ tutti, visto che tre settimane fa – al tavolo di confronto convocato dall’assessore comunale Alfiero Farinea – i titolari dell’Oleificio trevigiano non avevano fatto menzione alcuna della grave situazione patrimoniale in cui versa la loro società, Omp spa, che a Fontanelle occupa una cinquantitina di lavoratori che ora rischiano di perdere, anche loro, il posto di lavoro. «Per noi è un altro duro colpo, l’ennesima illusione creata ad arte che non può che aumentare la nostra rabbia» ha commentato Lucio Sabbadin, delelgato sindacale dei cassintegrati di Vinyls c «per l’ennesima volta scopriamo di essere stati presi in giro, questa volta dai titolari dell’Oleificio trevigiano che non ci hanno raccontato tutta la verità sul loro progetto e anzi hanno strumentalizzato noi lavoratori della Vinyls, come già aveva fatto Fiorenzo Sartor. Per questo si aspettiamo ora chiarezza da parte del sindaco Orsoni e della Regione ai quali chiediamo ora di riprendersi le aree vendute ai Dal Sasso da Syndial e collocarle, insieme ad altre, a disposizione di imprenditori affidabili e trasparenti».

I sindacati sono convinti che, seppure la Medio Piave Marghera spa – che conta su un capitale sociale versato di 50 milioni di euro e nelle aree dell’ex clorosoda appena acquistate sta utilizzando un magazzino e ha riempito un serbatoio di olio vegetale – ha confermato al Comune di voler realizzare comunque il progetto della nuova raffineria a Marghera, «non è più credibile». «Se la situazione è questa non ci resta che fare una profonda riflessione sul presente e il futuro di Porto Marghera» osserva Roberto Montagner segretario uscente della Cgil veneziana «noi lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo che occorre una vera cabina di regia per il rilanci odi Porto Marghera, solo così si possono evitare speculazioni sulla pelle dei lavoratori». «Il ricorso al concordato di Omp è un colpo basso» aggiunge Maurizio Don della segreteria nazionale della Uilcem «a questo punto ogni progetto di riutilizzo delle aree che Omp ha rilevato da Syndial diventa sospetto. I Dal Sasso non pensino di distinguere le vicende dell’Oleificio di Fontanelle dalla nuova società Medio Piave Merghera! Quelle aree sono state prese da loro per riutilizzarle coinvolgendo i lavoratori di Vinyls. Ogni altra loro idea sarà contrastata, se non vengono rispettate le condizioni di base, quelle aree devono essere inserite nella Newco che si sta formando per collocarele aree cedute da Eni a Comune e Regione».

La resa dei conti è annunciata per lunedì, attorno al tavolo riconvocato dall’assessore Farinea, a cui tutti i soggetti in gioco – a cominciare dai Dal Sasso – dovranno scoprire le carte.

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