Lo studio Vedova riallestito alle Gallerie dell’Accademia

Omaggio al grande artista da parte dell’istituzione in cui il pittore aveva insegnato: il suo quadro  “Immagine del Tempo 1957” prestato dalla Fondazione e collocato in una stanza di rappresentanza
Era arrivato all’Accademia di Belle Arti nel 1975, imposto dagli studenti che ne amavano la personalità controcorrente, il modo travolgente di insegnare, lo sguardo lucido sul mondo che ha infatti ispirò generazioni di artisti. È proprio al celebre pittore Emilio Vedova che le Gallerie dell’Accademia hanno dedicato una nuova stanza di rappresentanza che, grazie alla Fondazione Vedova, ospiterà uno dei celebri dipinti del maestro intitolato “Immagine del tempo 1957”.


Si tratta di una piccola e raccolta absidiola ubicata nella ex Chiesa della Pietà, sopra lo spazio delle quattro colonne dove un tempo l’artista teneva le sue lezioni e dove da oggi in poi si terranno riunioni e incontri istituzionali. Ieri mattina la direttrice delle Gallerie dell’Accademia Paola Marini ha presentato il nuovo locale, arredato dal Gruppo Rubelli, che ha utilizzato per le tende e il rivestimento delle pareti un tessuto ignifugo bianco e grigio, colori scelti per richiamare la pietra e fungere da sfondo per valorizzare le colonnine di terracotta, il pavimento alla veneziana e il quadro di Vedova. Il tocco di rosso che appare in qualche particolare è un delicato richiamo a Venezia. I mobili, offerti sempre dal Gruppo Rubelli, costituito dall’azienda veneziana e dal marchio americano Donghia acquistato nel 2005, sono firmati dai designer lombardi Nava + Nava, ideatori dei Pozzetti Pila 47, delle sedie (pluripremiate) dalla forma di grandi vasi, rivestiti di tessuto.


Anche l’illuminazione, due lampade da terra Luminator, è frutto della donazione effettuata da Mario Carlo Ferrario e Federica Olivares. L’amministrazione ha contribuito con 3.500 euro euro e la Fondazione Vedova ha dato in comodato d’uso il quadro, provvedendo agli oneri per l’assicurazione.


«È un recupero strategico, di grande bellezza e devo dire che ci serviva» ha spiegato Marini «È stato fatto un eccellente restauro delle Gallerie, ma mancavano gli spazi di lavoro, io stessa ho il mio ufficio con altre due persone». Il posto si raggiunge entrando da una stretta porticina di una delle sale del piano terra e salendo una stretta scaletta. Le ampie finestre danno sul Ponte dell’Accademia e illuminano il quadro di Vedova, parte del ciclo sul tempo, tema scelto perché anche le Gallerie custodiscono opere provenienti da diverse epoche. «Vedova» ha ricordato Fabrizio Gazzarri, direttore dell’Archivio e della Collezione Vedova nonché allievo del maestro «aveva il terrore di essere bravo perché nel successo temeva le trappole che possono dirottare, mentre lui era uno travolgente, che trasmetteva intensità e diceva sempre che nella vita bisogna saper dire o sì o no. Voleva fare il maestro di scuola, ma alla fine è stato un maestro di vita».


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