Lo stampatore Basso andrà sugli schermi di Buckingham Palace

Gianni Basso, lo stampatore che ama definirsi il figlio di Gutenberg, sarà sugli schermi di Buckingham Palace. Questa mattina la casa di produzione inglese Seventh Art Production arriverà in Calle del Fumo a Cannaregio per filmare il processo di stampa che ancora oggi viene realizzato nel laboratorio di Gianni e del figlio Stefano con le loro mani.
Le riprese saranno utilizzate nel programma Exhibition on Screen: Canaletto in occasione della mostra “Canaletto and the Art of Venice” che inaugura il 19 maggio nella Queen’s Gallery di Buckingham Palace. I Basso, padre e figlio, hanno di recente aperto uno spazio espositivo che ospita delle vere chicche destinate a ipnotizzare gli appassionati di inchiostro, carta e storia dato che qui all’interno c’è di tutto. Chi ancora cammina per Venezia osservandone i particolari, non potrà non notare sulla vetrina cinque grandi caratteri che compongono la scritta MUSEO (al rovescio, come l’arte della stampa comanda), posta in un leggio che mostra un’antica stampa inglese che raffigura un gruppo di stampatori al lavoro. L’invito è quello di entrare nella stamperia, «rifugio di tutte le arti contro i danni del tempo, armeria della coraggiosa verità contro i pettegolezzi».
Il primo effetto quando si varca la soglia del piccolo museo è quello dell’annullamento del tempo. In un attimo la fretta svanisce e ci si ritrova a guardare gli antichi macchinari e strumenti utilizzati per dare vita a un libro. Molti degli strumenti provengono dall’Isola di San Lazzaro o degli Armeni, dove tutto ha avuto inizio. «Mio nonno Giuseppe era il Caronte che faceva la spola dal Lido agli Armeni» racconta l'artigiano, classe 1954 «Io andavo sempre con lui e mi affascinava vedere i monaci mechitaristi al lavoro». Ancora oggi nell’isola c'è infatti un piccolo museo con i macchinari dell’epoca che ne ricordano il passato glorioso, testimoniato dalla biblioteca con oltre 170 mila preziosissimi volumi.
Basso all’epoca frequenta il Sanudo, ma quello che gli interessa davvero è la stampa a mano che apprende dagli armeni. A 29 anni decide di mettersi in proprio e di continuare da solo, come ha sempre fatto: «Sono queste realtà che dovrebbero essere sostenute in città» spiega «Quando è stato venduto lo spazio vicino al laboratorio ho temuto che arrivasse il solito negozio cinese. Mi sono detto che forse era l'occasione per fare un sacrificio al fine di poter esporre un pezzo di storia di Venezia, come a nessuno sembra più interessare». I suoi clienti più affezionati sono gli stranieri, come dimostrano i pacchi di lettere scritte a mano provenienti da ogni angolo del mondo, dagli sceicchi alle star, dal Premio Nobel Joseph Brodsky a chi prega Basso di insegnargli quella che da secoli viene chiamata «arte nera». La magia non finisce nel vedere la quantità di raffigurazioni esposte, ma aumenta a mano a mano che si aprono i cassetti dei mobili realizzati per conservare i caratteri, indicati da un'etichetta. In altri cassetti, ben conservati, ci sono invece i caratteri con le illustrazioni del primo libro stampato di Pinocchio di cui Angelina Jolie, in uno dei suoi giri veneziani, si è innamorata, facendo una scorta di stampe da riportare in America o i caratteri delle illustrazioni della Divina Commedia del celebre Gustave Doré. Alle pareti, oltre all'ispiratore Aldo Manuzio, sono appesi dei fogli stampati a delle mollette, come si usava un tempo e come ben si vede nel laboratorio vero e proprio a fianco che profuma di inchiostro e carta. Qui le macchine, grandi e imponenti, respirano ancora alimentate dalla forza delle braccia che muovono i rulli e dai piedi che danno il tempo ai marchingegni. E per chi volesse visitare i Basso non c’è altra scelta che recarsi sul posto. Qui cellulari e computer non sono benvoluti, ma per una stretta di mano la porta è sempre aperta.
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