«Lo stadio si farà lo stesso» Il Comune vuole le aree

Il sindaco è ottimista, ieri mattina un vertice in municipio con i responsabili dell’Urbanistica in attesa del verdetto dell’Enac. Rischia l’edificazione privata
Di Alberto Vitucci

«Lo stadio si farà». Il sindaco Giorgio Orsoni dribbla la polemica. Al presidente della Save Enrico Marchi ha risposto ieri con durezza. A bocce ferme non vuole aggiungere nulla alla polemica. «Aspettate qualche giorno», scandisce. Si attende l’esito dell’istruttoria dell’Enac su quali siano le aree utilizzabili senza danni per l’attività aeroportuale. E proprio in quelle aree, a nord di Tessera, potrebbe trovare posto la nuova cittadella dello Sport. Lo strappo di Marchi, che ha annunciato ieri il suo ritiro dall’«operazione Quadrante», dunque potrebbe anche non compromettere i progetti del Comune. «Anzi, dicono a Ca’ Farsetti, «la rinuncia di Save all’opzione per l’acquisto delle aree apre nuove prospettive». Riunione tecnica convocata d’urgenza, ieri mattina nello studio del sindaco, con i responsabili dell’Urbanistica e dei Lavori pubblici. Si fanno quattro conti su costi e tempi dell’operazione stadio. Che potrebbe concretizzarsi presto se l’Enac darà il suo via libera. In sostanza il Comune potrebbe acquistare – o far acquistare da privati, in cambio di qualche agevolazione commerciale – i 25 ettari di terreni agricoli da anni in vendita e opzionati dalla società aeroportuale, adesso liberi. Costo presunto, intorno ai 6 milioni di euro. Su quei terreni i lavori per il nuovo stadio-centro sportivo (autorizzato dal Pat) potrebbero anche partire a breve. Quello che potrebbe invece arenarsi è il grande progetto immobiliare di Marchi e della Save. «Speculazione», la definisce il sindaco-avvocato senza mezzi termini. «La differenza tra noi e Save è che loro fanno l’interesse privato, noi l’interesse pubblico». E, ancora: «Ha sempre fatto bene gli affari suoi, pensa che tutti i politici devono essere proni ai suoi voleri». Una ruggine non nuova quella tra Orsoni e Marchi. Che non ha aiutato a raggiungere l’accordo sullo «sblocco» del progetto Quadrante. Siglato cinque anni fa con l’ex presidente della Regione Galan e l’amministrazione Cacciari. «Una colata di cemento vergognosa e illegittima», l’avevano definita gli ambientalisti. Tessera city era pronta a decollare anche grazie alla candidatura ai Giochi Olimpici – poi saltata – e a grandi opere come Alta Velocità e sublagunare.

Con l’arrivo della giunta Orsoni il Pat (Piano di Assetto del Territorio) è stato approvato, prevedendo un drastico ridimensionamento della cubatura prevista per i privati. L’ultimo tentativo di accordo, nel luglio scorso, è naufragato di fronte alla richiesta di Save di pagamento dei terreni di sua proprietà destinati alla compensazione ambientale (un bosco lungo il fiume Dese). Terreno dello scontro è anche la terza pista. Forse necessaria per un aeroporto in crescita, ma fortemente impattante sulle aree vicine e sulla stessa laguna. La seconda pista è vietata dal Pat, ma prevista nel Master plan che Save ha presentato a Roma. Da decenni si baruffa anche sul nuovo terminal. La struttura di Frank O’ Gehry che forse non vedrà mai la luce, dovrebbe finalmente avverare – senza bisogno di sublagunari e progetti avveniristici – il sogno di un collegamento veloce e diretto fra Tessera e le fondamente Nuove. Infine, il tapis roulant. Infrastruttura da un milione di euro che dovrebbe trasportare i passeggeri dalla darsena all’aerostazione. Ma nonostante le promesse, ancora non si vede. Scontro adesso esploso, in attesa di vedere chi la spunterà. Il Comune intanto garantisce: «Il ritiro di Marchi non significa nulla. Lo stadio si farà».

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