Lo scultore ha lasciato la bottega

Venezia perde un’altra delle sue botteghe storiche. Con una grande festa, giovedì sera, Livio De Marchi ha salutato tutti e abbassato per l’ultima volta la saracinesca del suo negozio-galleria di Salizada San Samuele. Scultore conosciutissimo, che ha venduto le sue creazioni in legno in tutto il mondo, ha deciso di chiudere dopo cinquant’anni, anche se continuerà comunque la sua produzione in studio. Il perché è presto detto e lo spiega lui stesso guardando alla sua città che per certi versi non riconosce più. «Una scelta contro la continua escalation degli affitti in centro storico», dice De Marchi. «Non ero più disposto a continui aumenti e così, dopo mezzo secolo, questo negozio non sarà più lo stesso, con la speranza che non aprano l'ennesima rivendita di maschere di cui Venezia non ha proprio bisogno».
De Marchi è conosciuto ovunque per la sua grande capacità di lavorare il legno, materia prima meravigliosa che si presta a mille usi. Lo scultore di San Stae è famoso per gli abiti, le scarpe e tutti gli oggetti immaginabili che ha realizzato, ma anche per la splendida barca a forma di Ferrari F-50 o la carrozza con i cavalli con la quale solcò la laguna. Eclettico e raffinato, Livio De Marchi è da decenni un punto di riferimento del settore, e per la festa di giovedì tantissimi amici si sono stretti a lui, con Nicola Funari che ha elencato il suo lungo curriculum e le opere realizzate, fino al Maggiolino acquistato dalla Wolkswagen per esporlo nel proprio museo in Germania. Ma a salutarlo è arrivato anche l’assessore comunale Paola Mar.
«L’opera che mi dà più soddisfazione è quella che farò», aggiunge Livio De Marchi. «Non ho comunque intenzione di fermarmi. Guardo sempre avanti, mi entusiasma quando penso l'opera e la plasmo. La finisco e poi non ci penso più. Il dramma è di mia moglie che poi deve darle il prezzo. Sono fatto così, cosa volete. Le barche a forma di auto sono nate come protesta contro il moto ondoso, e adesso posso solo sperare che il Signore mi lasci andare avanti a lungo, perché ho in mente ancora tante opere da realizzare per lanciare messaggi a questo mondo pieno di guerre e di ingiustizie».
Simone Bianchi
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