Lo sbarramento anticuneo salino si farà

Chioggia. La conferma del sindaco dopo il vertice con gli enti: «Non possiamo perdere il finanziamento di 16 milioni»
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Lo sbarramento anticuneo salino sul Brenta si farà. È stata categorica la risposta degli enti attuatori del progetto, che prevede lo sbarramento carrabile nella parte superiore, convocati ieri dal sindaco Giuseppe Casson per chiarire una volta per tutte le ragioni del maxi intervento pubblico.

Il progetto sarà mitigato, premiando la ditta che troverà le soluzioni tecniche meno impattanti per le darsene che contestano l’opera, e saranno previsti degli indennizzi in caso di disagi dimostrati, ma nulla di più. Il vertice a cui hanno preso parte i responsabili di Magistrato alle acque, Regione-dipartimento Difesa del suolo, Consorzio Venezia Nuova, consorzio di bonifica Adige Euganeo, il sindaco, i titolari delle sei darsene e i loro legali è arrivato dopo otto giorni di protesta degli imprenditori nautici che stanno “vivendo” sotto il municipio dal 12 maggio per condividere con la città la loro preoccupazione.

Gli imprenditori sostengono da sei anni che, con la collocazione scelta per la barriera, le loro darsene sono destinate a morire e che sarebbe bastatoa scindere il ponte dallo sbarramento per evitarlo.

«Ho voluto questo incontro», spiega il sindaco, «per garantire la massima trasparenza possibile su un progetto di straordinaria rilevanza pubblica. Ho ereditato il progetto dalla precedente amministrazione, ma ne difendo in toto l’importanza per due ragioni evidenti: il contrasto alla risalita del cuneo salino che minaccia le produzioni agricole (20.000 ettari che si estendono fino alla provincia di Padova) e la possibilità di collegare l’area sud al centro, facendo diventare città quello che oggi è frazione».

I tecnici presenti hanno ribadito che allo stato attuale (pubblicazione del bando di competenza del Magistrato alle acque) è impossibile fermare il progetto a meno che non si voglia rinunciare alla barriera perdendo il finanziamento ministeriale di 16 milioni di euro.

«Non c’è modo ora di modificare il progetto», ribadisce Casson, «l’iter è stato avviato nel 1997 e fermarlo vorrebbe dire ripartire da zero, però abbiamo ottenuto che nel bando sia inserita una clausola che prevede tutte le migliorie possibili per l’opera per garantire la massima accessibilità alle darsene prevedendo un punteggio superiore alla ditta che proporrà la soluzione meno impattante per la navigabilità. Inoltre è stata prevista una conca di navigazione a lato del ponte che consentirà di navigare anche quando le barriere saranno abbassate».

Per la prima volta gli enti attuatori hanno ipotizzato soluzioni risarcitorie per gli eventuali disagi che saranno provocati, ammettendo che potrebbero esserci delle ripercussioni sui fatturati aziendali. Quanto e come sarà però stabilito quando l’opera sarà in funzione. «Va ribadito ancora», insiste Casson, «che il Comune nell’intera vicenda ha un ruolo marginale, si è inserito solo nel 2007 per chiedere che lo sbarramento fosse carrabile cogliendo l’opportunità di ottenere un doppio risultato».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia