Liti condominiali, scatta l’allarme rosso

Il presidente degli amministratori lancia un appello: «Il Comune accetti di stilare un protocollo d’intesa con noi»
Di Carlo Mion ; di Carlo Mion
Foto Agenzia Candussi/Baschieri/ Mestre, Novotel/ "Gioco Legale: parliamone a carte scoperte" approfondimento sul gioco - nella foto: Giorgio D'Este ass. sicurezza comune di Venezia
Foto Agenzia Candussi/Baschieri/ Mestre, Novotel/ "Gioco Legale: parliamone a carte scoperte" approfondimento sul gioco - nella foto: Giorgio D'Este ass. sicurezza comune di Venezia

Sono in aumento le liti condominiali, le incomprensioni tra inquilini, spesso di nazionalità diverse, dello stesso palazzo e così l’associazione degli amministratori immobiliari lancia l’allarme: è una situazione che rischia di degenerare. L’Anaci si appella al Comune per chiedere una collaborazione mentre Gianfranco Bettin accusa le imprese immobiliari, padroni di blocchi di appartamenti, di affittare gli alloggi e di non curarne poi la gestione, senza controllare il sovraffollamento. In particolare la situazione, da mesi, rischia di esplodere nel condominio Bandiera tra via Cappuccina e la Rampa Cavalcavia. «La situazione è nota e purtroppo si è cronicizzata», spiega il presidente provinciale Anaci, Angelo Rizzi. «Quanto sta accadendo è la conseguenza di una politica sulla casa fallimentare che ha trascurato il controllo del rispetto di leggi e normative favorendo, direttamente o indirettamente, persone che nei fatti si sono dimostrate irrispettose delle regole e del buon senso, la cui osservanza è invece indispensabile in ogni forma di convivenza. Il sovraffollamento, la sistematica indisponibilità a rinunciare alle proprie abitudini frutto di culture differenti che faticano ad integrarsi, il conflitto interetnico, la propensione a risolvere da sé i contrasti con le inevitabili degenerazioni, sono tutti aspetti sui quali gli amministratori ben poco possono fare e sui quali si rende necessario l’intervento congiunto di tutte le autorità preposte».

Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, spiega: «Sembra di essere tornati agli anni Ottanta quando politiche scriteriate degli enti pubblici creavano situazione esplosive come alla Torre 27 alla Cita, diventata un concentrato di casi sociali disperati. È evidente che la situazione può degenerare da un momento all’altro, ma ora è il privato, leggi le agenzie che hanno acquistato in blocco gli appartamenti, a non controllare chi entra e in quanti».

Rizzi rilancia l’appello al Comune perché si attivi e «faccia quanto necessario prima che sia troppo tardi. Ancora la scorsa estate ci siamo confrontati con la vicesindaco Luciana Colle, l’assessore alla Sicurezza Giorgio D’Este e i consiglieri comunali in Municipio di Mestre, ai quali avevamo prospettato l’opportunità di costituire un gruppo di lavoro con l’obiettivo di realizzare un protocollo di intesa con gli amministratori immobiliari. La proposta è mettere a disposizione di questi ultimi un recapito in capo all’amministrazione cittadina (numero telefonico, email o specifico sportello) dove far pervenire le segnalazioni sulle situazioni di criticità, di modo da avere una mappatura e sapere dove e come intervenire, con le modalità e i mezzi più adeguati». Ma, secondo Rizzi, «nonostante le promesse a dar seguito alla proposta, ricevute in quella sede, a distanza di mesi nulla però si è più saputo».

L’amministrazione comunale però si dice disponibile ad una collaborazione per prevenire queste situazioni. L’assessore alla Sicurezza Giorgio D’Este precisa: «In questi mesi abbiamo lavorato per affrontare vere e proprie emergenze. Siamo disponibili a collaborare per prevenire e conoscere il fenomeno, dobbiamo però tenere presente che certi problemi di ordine pubblico sono di competenza di altri enti. A breve sicuramente incontreremo l’Anaci che riteniamo interlocutore fondamentale per affrontare queste situazioni».

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