Liste d’attesa, indaga la Finanza. E il Pd insiste: «Inchiesta interna»
VENEZIA. Istituire una commissione d’indagine regionale sul caso delle liste d’attesa alterate nell’ex Usl 13 di Mirano, qualora il presidente della Quinta commissione (Sanità) non decida di tornare sui propri passi e convocare il dg Giuseppe Dal Ben ed i vertici dell’Azienda Zero per chiarire. La richiesta è del consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo dopo che la doppia denuncia della Regione e dell’Usl 3 sfociata in un fascicolo in Procura (al momento senza ipotesi di reato né indagati) e in un’indagine della Corte dei Conti, oltre che nella sospensione per 5 mesi decisa dall’azienda sanitaria del dirigente Stefano Vianello, ha fatto scoppiare un terremoto politico a Palazzo Balbi. Nel mirino, 44mila ricette per prestazioni firmate dai medici dell’ex Usl di Mirano, con una priorità assegnata che poi sarebbe stata cambiata in fase di rendicontazione alla Regione. Nessun disagio per il paziente che aveva visite o esami nei tempi richiesti, secondo l’Usl. Ma per ogni prestazione risulta una ricetta doppia (una al Ministero, una alla Regione) con priorità e tempi d’attesa diversi. L’inchiesta dovrà chiarire se questa procedura abbia potuto influire tra l’altro sulla valutazione regionale sul rispetto delle liste d’attesa, oltre che sui premi dei dirigenti.
«C’è già una indagine in Procura che dovrà stabilire se ci siano stati profili illeciti, in Commissione non convocherò nessuno», aveva fatto sapere giovedì Boron in risposta alla richiesta di Pigozzo. «Un rifiuto incomprensibile perché la richiesta di audizione, come da regolamento, fa parte delle prerogative dei consiglieri che devono poterle esercitare al meglio. È un no anche irresponsabile poiché alimenta l’aria di sospetto, come se ci fosse qualcosa da nascondere, proprio quello che vogliamo evitare. Il nostro obiettivo è fugare ogni dubbio», attacca il consigliere dem, «Lo stop di Boron, appellandosi alle indagini della magistratura, è pure incoerente: la Commissione ha il diritto, politicamente, di entrare nel merito». Gli esempi recenti non mancano: Pfas e crisi delle banche, su cui i consiglieri hanno lavorato a prescindere dalle indagini penali. «Qua invece si dice di no a una semplice audizione, nonostante la piena disponibilità di Dal Ben. La reazione di Boron sembra di pancia. Lo invitiamo a ricredersi e ad attivarsi», conclude Pigozzo.
Il caso arriverà anche all’attenzione del Ministero della Salute attraverso l’interrogazione che l’onorevole Nicola Pellicani (Pd) ha presentato nelle scorse ore, chiedendo al ministro Giulia Grillo di rispondere in Commissione Sanità. «Si chiede di sapere se il Governo risulti essere a conoscenza del caso e se intenda, nell’ambito delle prerogative attribuite, verificare quanto accaduto a tutela del diritto alla salute dei cittadini che si sono rivolti all’ex Usl 13», scrive Pellicani, «La preoccupazione è che i cittadini che si sono rivolti ai servizi di questa Usl abbiano potuto subire grave pregiudizio nell’esercizio dei propri diritti, costituzionalmente garantiti in materia di sanità, per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni richieste».
«È chiaro come sia sfuggito di mano il problema delle liste d’attesa, quelle su cui recentemente l’assessore Coletto aveva pontificato l’eccellenza del sistema Veneto»: così il consigliere regionale Patrizia Bartelle, M5S. «Trovo vergognoso il tentativo di far passare Dal Ben come capro espiatorio allo scopo preciso di mettere nel più breve tempo possibile una pietra tombale sulla questione scandalosa delle liste d’attesa».
In Procura è stato depositato il dossier e le denunce di Regione e Usl. L’inchiesta è stata affidata dal procuratore capo Bruno Cherchi al sostituto procuratore Roberto Terzo. La Guardia di Finanza è delegata alle indagini. Al momento l’inchiesta è ad una fase embrionale: prima di ipotizzare reati ed eventuali indagati è necessario analizzare tutto il copioso materiale presentato dagli enti. —
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