L'invito
Fu un'idea di nonno Alberto,quella di invitare un senzatetto la sera della vigilia di Natale in famiglia. Ci stava pensando da diverso tempo ma non aveva mai avuto il coraggio di proporlo. Lo annuncio' qualche tempo prima, durante un pranzo. La sorpresa fu notevole e qualcuno pensò si trattasse di uno scherzo.
I tre nipoti alla notizia fecero un gran baccano. Sara, la più piccola, cominciò a tempestarlo di domande, Giulio era divertito all'idea di avere un estraneo in casa. Paolo, il più grande, si mise a brontolare perché proprio quest'anno aveva deciso di ospitare la fidanzatina.
Nonna Claudia, da fervente cattolica si sentiva di condividere con suo marito quella lodevole iniziativa ma, dovendo come sempre cucinare per tutti, aveva un motivo in più per essere apprensiva. Dei figli la più entusiasta fu Francesca, da sempre impegnata socialmente mentre con piùfreddezza reagirono Marco e Laura. Per non parlare dei rispettivi consorti e cognati acquisiti che rimasero senza parole ma fu soprattutto dietro l'espressione di Greta che si intravedeva la sensazione che la festa sarebbe stata rovinata....
Il clochard fu invitato da nonno Alberto insieme a Francesca in ospedale mentre era seduto su una panchina tra i tanti ricoverati e dimessi. Si chiamava Mario ma tutti lo chiamavano Nino, aveva 57 anni ma ne dimostrava qualcuno in più per il suo aspetto dimesso e trasandato. Frequentava la mensa di Betania da quando era rimasto senza niente. Le sue sventure iniziarono tre anni prima per via di qualche malanno fisico che aveva portato alla perdita del lavoro, quindi la moglie lo aveva lasciato dopo una relazione con un tale che poi lei scarico'per mettersi con un taxista...
Aveva due figli grandi e li sentiva a malapena due volte all'anno. Non aveva più una casa.
Nonno Alberto si avvicinò e lo salutò, poche battute per convincere Nino ad accettare l'invito.
"Aggiungi un posto a tavola" fu quindi il motto e la canzoncina che Sara canticchiava in quei giorni che precedevano la vigilia.
Tutto stava andando bene, la serata era piacevole come le pietanze preparate da nonna Claudia, i bimbi ogni tanto facevano chiasso e cominciavano a prendere confidenza con l'uomo che tra l'altro ci sapeva pure fare, intrattenendoli con qualche giochino o indovinello.
Ad un certo punto come da copione lo scampanellio fuori dal cancello preannunciava l'arrivo del tanto atteso Babbo Natale. Il personaggio era un amico vicino di casa, trapiantato a Murano da qualche tempo e che si prestava ad interpretare la sua parte almeno da tre anni senza lasciare alcun minimo sospetto tra i nipoti presenti. Per un attimo lo sguardo di Nino incrociò quello dell'omino vestito di rosso che iniziò a recitare la sua parte.
- Bene bambini avete fatto i bravi anche quest'anno? Questo è per Giulio. E questo è per Sara.
C'era un terzo pacco nel sacco, ed era un regalo che avevano preso per Nino, c'era un biglietto con su scritto il suo nome. Chissà come era finito lì.
Babbo Natale, non capendo bene a chi fosse indirizzato il regalo, lesse il nome magari immaginando la presenza di un altro nipotino giunto da chissà dove.
Ci fu un attimo di silenzio. Nonno Alberto fece cenno a Nino di prenderlo e lui con un lieve imbarazzo allungò le mani.
A quel punto Sara con un misto di candore e sfrontatezza esclamò:
- Perché un grande riceve il pacco da Babbo Natale? Non è giusto!
Babbo Natale non seppe come reagire a questo fuori programma e preferì togliere il disturbo.
- Bene ragazzi, io devo andare ci sono altri bimbi della zona che aspettano i regali, buona serata!
- I poveri sono come i bimbi, non lo sapevi Sara? Non hanno nessuno che gli compri i regali e così devono fare la letterina.
L'intervento di nonno Alberto fu provvidenziale.
Certo - confermò Nino - alla mensa di Betania abbiamo scritto una letterina nella speranza che Babbo Natale accogliesse i nostri desideri.
Quindi Nino scarto' il pacco e trovo' un bel maglione di lana per tenerlo caldo nel lungo inverno.
- Davvero Nino volevi un maglione così? Esclamò Sara da buona chiacchierona.
Ma c'era qualcosa in Nino che la presenza di quel Babbo Natale gli aveva suscitato. La sua voce, i suoi occhi gli ricordavano qualcuno.
Così dopo aver bevuto un po', mentre tutta la famiglia continuo' la festa e i bambini provavano i nuovi giocattoli, Nino uscì in cortile a fumarsi una sigaretta. E mentre era appoggiato sul muretto e la luna illuminava appena la sua figura, pensava. Certo qualcosa cominciava a dipanarsi nella sua mente. Vide ad un tratto una sagoma sbucare nell'oscurità dalla viuzza adiacente. A quell'ora non c'era anima viva in giro e lui, passando sotto un lampione, era inconfondibile con la barba a penzoloni e il sacco vuoto.
- Buon Natale caro Babbo Natale!!
- ehm notte.. E giro l'angolo immediatamente.
Nino , cicca in bocca e mezzo sorriso sulle labbra, aveva riconosciuto l'uomo che involontariamente diede una svolta alla sua nuova vita.
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