«L’investitore di mia figlia deve andare in carcere»

Dolo. La richiesta ai giudici di Tania Maritan, mamma di Aurora Masato «La piccola è invalida al 90%, io lo sono al 60%: quel giovane deve pagare»
Di Alessandro Abbadir

DOLO. «Voglio che Andrea Pelizza faccia almeno un giorno di carcere. Deve capire come ci ha rovinato la vita e come l’ha rovinata per sempre a mia figlia Aurora costretta su una sedia a rotelle. Deve pagare per il male che ha fatto». A dirlo è Tania Maritan, la mamma della piccola Aurora Masato, in attesa dell’udienza fissata per il 22 aprile davanti al giudice Roberta Marchiori, per discutere del caso che vede coinvolto Andrea Pelizza di Camponogara.

Il 19 gennaio 2013 l’allora ventisettenne, sotto l’effetto di stupefacenti, stava tentando una folle inversione a “U” sulla Romea. A rimetterci del comportamento scriteriato furono Tania Maritan e la piccola Aurora. Quella sera Tania Maritan era alla guida della sua Twingo e stava percorrendo la Romea da Mestre verso Chioggia con la bimba allacciata al seggiolino quando, all’altezza di Lughetto, venne centrata dalla Fiat Bravo guidata da Pelizza. Ora la piccola Aurora, che ha appena 6 anni, è invalida al 90 per cento a causa di gravi lesioni vertebrali, e la mamma lo è al 60 per cento. Pelizza era già stato preso per guida sotto l’effetto di alcol e gli era stata ritirata la patente. «So», continua Tania, «che questa persona sta cercando di cavarsela con meno pena possibile. So che chiederà con i suoi difensori il rito abbreviato, che gli consente uno sconto di un terzo della pena. Tutti questi mezzi procedurali hanno lo scopo di sottrarlo alla giustizia. Sarebbe giusto, invece, che finisse in carcere almeno per un giorno. Quello che ha fatto è imperdonabile. Si rende conto di aver rovinato e distrutto per sempre la vita di una bambina di 3 anni? Sa quali problemi Aurora affronta e dovrà affrontare per causa sua?».

L’imputato era già stato condannato a 4 mesi di arresto, mille euro di ammenda, con revoca della patente e confisca dell’automobile. La richiesta di messa in prova (un nuovo istituto che in cambio di un lavoro socialmente utile porta all’estinzione del reato) chiesta dal suo avvocato Roberto Bolognesi, è stata respinta dopo che il pubblico ministero Carlotta Franceschetti e i legali di parte civile, gli avvocati Augusto Palese e Giacomo Gamba, si sono opposti. Lo stesso giudice Marchiori ha ritenuto il provvedimento proposto non all’altezza se messo in collegamento alle conseguenze e alle responsabilità del sinistro. «Ora spero», conclude Tania Maritan, la mamma di Aurora, «che le strategie difensive e i meccanismi non prevalgano sa quella che sa anche lui essere la vera giustizia».

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