«L’invasione della bioraffineria di Eni di Marghera è un fatto grave che non deve ripetersi»

MARGHERA.
L’invasione, senza precedenti, di oltre duecento “tute bianche per il clima” nella bioraffinera di Eni _ considerato a tutti gli effetti un impianto a rischio di un incidente rilevante dalla normative europee _ è stata al centro dell’incontro convocato ieri dal prefetto, Vittorio Zappalorto, a cui hanno partecipato le organizzazioni sindacali dei lavoratori, dirigenti di Eni, Confindustria, le forze dell’ordine e i il comandante dei vigili del fuoco.
Al temine dell’incontro è stato così deciso, di comune accordo, di: «prendere tutte le iniziative necessarie affinché non si ripetano questi gravi episodi».
Il fatto è accaduto sabato pomeriggio, quando oltre duecento “tute bianche” uscita del Centro sociale Rivolta_ dove si era tenuto un incontro di attivisti di “Venice Climate Camp” _ hanno raggiunto la bioraffineria di Eni e sono entrati forzando il portone di ingresso per protestare contro le emissioni di “gas serra” che causano i cambiamenti climatici.
«Sarebbe bastato un gesto inconsulto dei manifestanti», come accendere una sigaretta «a causare una tragedia immensa per il sito industriale e tutta Porto Marghera», dice il comunicato emesso dalla Prefettura dopo l’incontro.
E per sottolineare la gravità dei fatti accaduti all’interno della raffineria che produce biodiesel, nel comunicato si sottolinea: «la gravità dell’invasione di dato l’invasione di un sito industriale a rischio di incidente rilevante, che ha messo a repentaglio la sicurezza dei lavoratori, oltre che di tutta la cittadinanza, in quanto i 200/250 manifestanti sono entrati in massa nello stabilimento, imbrattando e deturpando le strutture aziendali, hanno costeggiato i serbatoi di benzina, raggiungendo la Torre dell’acqua, sulla quale alcuni di loro si sono arrampicati».
«Il diritto di manifestare, costituzionalmente garantito» aggiunge il comunicato condiviso da tutti i presenti all’incontro, «deve comunque seguire delle regole, soprattutto se poste a tutela della sicurezza dei lavoratori, che si fanno carico, con il proprio sacrificio quotidiano, di mantenere in vita siti produttivi e impianti aziendali che assicurano il sostentamento di intere famiglie e l’economicità del territorio».
«Soltanto l’equilibrio e la prontezza dei lavoratori e dell’azienda, che sono arretrati compostamente, evitando ogni scontro e che la manifestazione potesse avere esiti catastrofici», conclude il comunicato, sottolineando che «l’episodio ha generato negli stessi un forte sentimento di rabbia e paura, amplificato dal silenzio degli esponenti politici, che non hanno apertamente condannato la condotta dei manifestanti, i quali, dopo aver pianificato e preparato l’incursione, procurandosi l’attrezzatura necessaria, sono partiti dal centro sociale Rivolta alla volta del vicino impianto Eni senza incontrare alcuna resistenza». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia