L’invasione continua terzo giorno critico con 100mila visitatori
Terzo giorno di “Carnevale” fuori stagione. Anche ieri 100 mila visitatori in città. Alberghi e appartamenti pieni, ma soprattutto escursionisti. Che anche se in misura un po’ minore di domenica e lunedì, hanno a tratti bloccato la città e trasformato Venezia in un parco divertimenti.
Non si ferma l’emergenza turismo. Che anzi ha raggiunto in questo ponte di Ognissanti numeri da record. «Aumenteranno» avvertono i ricercatori di Ca’ Foscari. Per la felicità di chi vive di turismo. E la disperazione dei residenti, ormai costretti a vivere come in una riserva.
A fronte dell’assalto, la politica tarda a prendere decisioni. Sono cominciate le “audizioni” in commissione di chi ha qualche idea o progetto per la gestione dei flussi. Ma non arriveranno decisioni prima di qualche mese. E il Carnevale è alle porte. Decisioni che l’amministrazione potrà prendere solo dopo aver valutato tutte le proposte.
La responsabilità del resto non è soltanto di quest’ultima amministrazione. Ma di governi che negli anni si sono dimostrati più sensibili alle richieste delle lobby e delle categorie piuttosto che a quelle della città. Ecco allora l’aumento indiscriminato dei plateatici, del numero degli esercizi pubblici, bar e ristoranti, che aprono ovunque al posto di botteghe artigiane e negozi per i residenti.
L’invasione di alberghi, alberghetti, bed and breakfast e appartamenti a uso turistico senza alcuna regola. Nuovi progetti di grandi gruppi che chiedono e ottengono spazi ed edifici demaniali per farci alberghi e parcheggi. E infine i nuovi progetti per nuovi garage e per l’allargamento di garage esistenti. Per far venire ancora più auto nell’unico terminal di arrivo, piazzale Roma.
Eppure da almeno trent’anni si discute di terminal alternativi, di diversificare gli arrivi, di far viaggiare i turisti per linee esterne, di non farli arrivare tutti a San Marco via Canal Grande.
Neanche su questo fronte la regolazione è stata efficace. La città adesso è invasa anche da motoscafi, vaporetti e Gran Turismo. Per soddisfare il «diritto alla mobilità» di 30 milioni di turisti che arrivano a Venezia in un anno.
E sono in continuo aumento. Che fare? Non soltanto «gestire i flussi», ma a questo punto ridurre gli arrivi. La città non tiene questi numeri, soprattutto se non si tratta più di eventi eccezionali ma quasi quotidiani. Trasporti pubblici in tilt, rifiuti dappertutto. Vie di maggior passaggio trasformate, con l’apertura di souvenir e paccottiglia a un euro. Soffrono anche gli esercizi e i ristoranti di qualità. Il turista mordi e fuggi non compra molto o comunque ha un budget limitato.
Protesta che i veneziani ormai faticano a urlare. Ma un «ponte» come quello di domenica, lunedì e martedì non si potrà replicare ancora. A meno di distruggere quel poco che resta dell’equilibrio della città d’acqua.
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