L’INTERVENTO / Preso l’«uomo-cerniera». Ora stop alla cerimonia
VENEZIA. Se la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania sarà confermata, l’ing. Mauro Scaramuzza era davvero un “uomo-cerniera”! Cioè una figura di connessione decisiva tra gli interessi delle cosche mafiose in Sicilia e quelli delle grandi imprese di costruzioni “pulite” del Nord. Che tanto pulite poi non sembrano essere, a conferma del livello di compenetrazione ormai raggiunto, su tutto il territorio nazionale, tra capitali illegali da riciclare e capitali legali da valorizzare. Come nel caso degli appalti in Fincantieri, non esistono isole felici, o aree del Paese immuni dall’infiltrazione mafiosa.
Ma l’ing. Scaramuzza non è un manager qualsiasi. È l’Amministratore Delegato della FIP SpA di Selvazzano Dentro (Padova), una società controllata dalla Mantovani SpA della famiglia Chiarotto. E il suo nome ricorre in molti dei più importanti e discussi affari degli ultimi anni nel campo delle opere pubbliche: dalla ricostruzione dell’Aquila ai lavori in Lombardia per Expo2015, dai rapporti con la CMC di Ravenna (titolare delle opere preliminari al TAV in Val Susa) fino alla sottoscrizione di “protocolli antimafia” in appalti chiacchierati.
Ma soprattutto è un “uomo-cerniera” dal ruolo chiave nel sistema di potere organizzatosi intorno al progetto del Mo.S.E. e al Consorzio Venezia Nuova. Sua è la responsabilità della realizzazione delle “cerniere” che devono connettere le paratoie delle dighe mobili ai cassoni appoggiati sui fondali delle bocche di porto. Cerniere sulle cui garanzie di affidabilità e condizioni di sicurezza ho presentato oltre un anno e mezzo fa un’interrogazione che non ha mai ottenuto risposta dal Magistrato alle Acque di Venezia. (http://consiglio.comune.venezia.it/?pag=atti_1_4007&m=1_componenti)
L’arresto dell’ing. Scaramuzza proietta l’inquietante ombra di “Cosa Nostra” anche sulla concessione unica per le opere di salvaguardia di Venezia e della sua Laguna. Dimostra che c’è un sistema malato legato al monopolio del Consorzio e agli affari da esso gestiti nell’ultimo trentennio. Prova che i nuovi vertici della Mantovani SpA sono ben lontani dal compiere quella “operazione di pulizia” che avevano promesso al momento del loro insediamento. Conferma la necessità che Governo e Parlamento avviino una seria verifica sia sulle caratteristiche tecniche del progetto Mo.S.E. (la questione dell’affidabilità delle cerniere è tutta aperta, così come dell’efficacia dei dispositivi di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici), sia su come sono state spese le ingentissime risorse pubbliche gestite dal Consorzio e dalle imprese ad esso collegate. Impone al legislatore di mettere mano finalmente alle riforma della Legge speciale per Venezia, superando una concessione unica che si sta rilevando sempre più criminogena.
Un ultimo suggerimento a chi di dovere: non pensate sia il caso di cancellare la pomposa cerimonia prevista all’Isola Novissima per sabato pomeriggio? Mancherà l’“uomo-cerniera” e non mi pare ci sia proprio niente da festeggiare.
*consigliere comunale «Lista in Comune»
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