«L’interesse pubblico non è garantito»
«L’interesse pubblico? Non c’è. E le alternative, al di là di quel che dice il Comune, ci sono». Ne sono convinti quello dei Movimento 5 Stelle che ieri, al locale Al Palco, hanno organizzato il primo di una serie di incontri per discutere dei progetti urbanistici della città. Primo appuntamento per discutere del progetto nell’area dell’ex ospedale, arenato sulla variante urbanistica che, in base a una nuova convenzione, permetterà alla società privata titolare dell’area, la Dng di Trento, di incrementare del 15% la volumetria, realizzare un albergo da 100-120 camere e aumentare la superficie con destinazione commerciale da 9 mila a 16 mila metri quadrati. In cambio, come noto, il comune otterrà i padiglioni De Zottis, Pozzan, Cecchini oltre all' ex distretto di via Ospedale e la ex casa delle suore con la chiesetta e il verde pubblico per il parco, oltre allo spazio per la realizzazione di un parcheggio da 360 posti, utilizzabile fino a quando non partirà il progetto. Uno scambio in cui - accusano Davide Scano e Gianluigi Placella, portavoce e consigliere comunale dei Cinque stelle - il Comune ci perde alla grande. Qualche esempio? «È vero che i padiglioni passano al Comune, ma dovrà esserne lui a farsene carico. E con che soldi li farà?». O ancora: «La residenza convenzionata resta nella percentuale del 10% ma scende da circa 400 a 280 appartamenti, trasferibili altrove. E con la possibilità per la società di monetizzarli, cioè tenerli a libero mercato risarcendo il Comune con il 50% del valore, perché?». Placella e i Cinque stelle hanno passato al setaccio la nuova convenzione, maturando la posizione che a trarne i maggiori benefici saranno quelli della Dng, mentre Ca’ Farsetti rischia di trovarsi con il cerino in mano. Ma l’’intervento del Comune, come ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi, è motivato dalla volontà di arrivare quanto prima ad una soluzione del problema: «O ci muoviamo in questa direzione o, vista la situazione del mercato immobiliare, restiamo con un cratere in centro a Mestre per anni». Una lettura che non convince il Movimento. «Perché se la società è in difficoltà» ragiona Scano «è giusto aiutarla, ma alle nostre condizioni. Non prevedendo perfino, come recita la convenzione, che anche le spese del notaio per le modifiche siano a carico dell’amministrazione». I Cinque stelle prevedono, ad esempio, di autorizzare il cambio di destinazioni d’uso con l’aumento della superficie commerciale, ma a patto che «La Dng rinunci a una quota di volumetria residenziale pari al doppio della quota in più ottenuta per metterci i negozi». Anche se c’è il rischio però che l’operazione non stia più in piedi dal punto di vista della fattibilità. Inutile poi, secondo i Cinque Stelle, acquisire nuovi immobili quando la città è iena di edifici di proprietà comunale vuoti e non utilizzati, dall’ex Carive di piazzetta Bruno (messa in vendita) all’ex scopificio Krull di piazza Barche. «La variante per l’ex Umberto I è un’operazione che non trova giustificazione» dice il consigliere Placella «e per questo chiederemo che la convenzione venga modificata, tutelando l’interesse della città».
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