L’Inps toglie l’assegno di invalidità, vedova sessantenne di Mestre disperata

È malata e l’anno scorso è morto il marito: con la pensione di reversibilità ha perso il diritto alla prima indennità e deve restituire 3.700 euro. L’istituto di previdenza non c’entra: «È una legge dello Stato»
La sede mestrina dell'Inps
La sede mestrina dell'Inps

MESTRE. Sta combattendo contro quattro tumori, di cui due operati ad Aviano. Lo scorso marzo ha perso il marito e ora sta vivendo con la pensione di reversibilità di 460 euro e con una pensione di invalidità parziale da 286 euro. Almeno fino a oggi.

Perché proprio in questi giorni B.A., 60enne mestrina residente in un alloggio di proprietà dell’Ater, ha ricevuto una lettera dell’Inps che, di fatto, le annuncia di averle tolto l’assegno di invalidità e, come se non bastasse, le chiede la restituzione di 3.773 euro, soldi che avrebbe ricevuto nell’arco del 2014 pur non avendone diritto.

«È una vicenda che lascia basiti», commenta Gianfranco Pellizzon responsabile, assieme a Gino Baoduzzi, dello sportello handicap di Rifondazione Comunista al quale si è rivolto la donna. «Ci si continua ad accanire sempre con i più deboli, senza nessuna remora. Ma noi ci faremo sentire perché non è possibile cercare di fare cassa sulle spalle della povera gente».

L’Inps agli invalidi «Senza modello Red sospesa la pensione»
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La lettera dell’Inps, oltre a mandare su tutte le furie i responsabili dello sportello, ha messo in grande agitazioni la 60enne. «Questa signora è già costretta a penare quotidianamente per affrontare la propria malattia», continua Pellizzon.

«È stata operata due volte e ha perso il marito da poco. Poteva contare economicamente sulla pensione di reversibilità, una minima inferiore ai 500 euro, e appunto sull’assegno dell’Inps. Ora non solo glielo sospendono, ma addirittura le chiedono anche la restituzione di quasi 4mila euro, con una lettera dai tratti poco chiari. Noi chiederemo lumi all’Istituto, anche perché di questi tempi riceviamo molte segnalazioni su tagli agli assegni di accompagnamento o su ricalcoli pensionistici che non ci quadrano».

Gianfranco Pellizzon, responsabile dello sportello handicap di Rifondazione
Gianfranco Pellizzon, responsabile dello sportello handicap di Rifondazione

In realtà la disavventura di B.A., come spiegano dalla stessa Inps veneziana, è figlia di una legge dello Stato e non di una decisione dell’Ente. «L’invalidità parziale», spiegano dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, «viene assegnata fino a che non si percepiscono determinati redditi. Una volta superati, l’agevolazione non sussiste più. In questo caso, la signora, con la morte del marito, è venuta in possesso della pensione di reversibilità che, per quanto minima, supera la soglia di reddito massimo stabilita anno per anno dallo Stato».

In questo caso B.A. ha superato il livello sopra il quale non si ha diritto alla pensione, ovvero 4.805 euro lordi annui. «Purtroppo le soglie non le definiamo noi», continuano dall’Inps, «e in questo caso non si può fare molto a meno che non cambi la legge. Naturalmente tali limiti non esistono in caso di invalidità totale».

La situazione è paradossale, dato che i limiti di reddito stanno addirittura sotto la pensione minima. «Ogni giorno dobbiamo confrontarci con situazioni al limite», conclude Pellizzon. «Le persone deboli e indifese dovrebbero avere maggiori tutele rispetto alle altre invece succede esattamente il contrario. Ma noi faremo di tutto perché cessino queste ingiustizie».

 

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