Linea dura nelle mense, «È violenza sui bambini»

A Marcon il Comune ha deciso: niente pasto ai figli delle famiglie che sono in arretrato con i buoni pasto. Opposizioni contro il regolamento. «Non hanno pensato al trauma che causerà agli alunni. Saranno emarginati»

MARCON. Refezione scolastica? «Quello approvato è un regolamento a dir poco volgare, il cui unico scopo è quello di incassare, senza preoccuparsi della sensibilità dei bambini». Ad attaccare il Comune sono i due consiglieri di Noi Marcon, Andrea Scantamburlo e Federico Moretto, dopo che l’amministrazione, sulla scorta del buco di 32mila euro causato dai genitori che non pagano i buoni pasto dei figli, ha reso le regole più severe. Durante l’ultimo consiglio comunale la maggioranza ha adottato un regolamento che disciplina le modalità di accesso al servizio, la partecipazione degli utenti al costo, la gestione delle morosità, la presa in carico del servizio sociale dei casi più problematici. «Un regolamento», spiegano in una nota, «che mira esclusivamente alla riscossione di quanto dovuto, senza preoccuparsi delle ricadute psicologiche sui bambini. Tanto che il comma 2 dell’articolo 8 recita testualmente: “agli utenti morosi non è erogabile il servizio fino a quando non avranno regolarizzato il debito con l’amministrazione: l’alunno potrà essere riammesso ad usufruire del servizio solo dopo il saldo del debito e con un credito attivo”. Ma l’utente in questo caso chi è, il genitore oppure l’alunno?». Il regolamento poi parla anche di “procedura di riscossione coattiva”.

«Perché colpevolizzare il bambino per delle mancanze dei genitori?», è la domanda che pongono da Noi Marcon. «E’ evidente che la maggioranza e giunta non hanno valutato le possibili ricadute psicologiche di una “violenza” di questo tipo, che possono essere traumatiche, come confermano psicologi e psicoterapeuti. L'allontanamento dalla mensa scolastica non fa che rafforzare il senso di emarginazione che i bambini appartenenti a famiglie bisognose già vivono. Vedersi separati dai propri compagni sancisce la diversità, dà loro misura di quanto la loro condizione sia distante dagli altri». Da qui la richiesta di rivedere il regolamento «salvaguardando la dignità dei più piccoli». Ma il sindaco Andrea Follini non sembra intenzionato a tornare sui suoi passi. «C’erano 40 mila euro di buco, diventati 32 mila, la gente non può mandare a scuola i bimbi e non pagare il pranzo. Con la scuola se n’è parlato, ma abbiamo un dovere, rendere riscuotibili i crediti: il regolamento serve a questo scopo ed è uno strumento in più per fare chiarezza, in modo che nessuno possa dire “ma io non lo sapevo”. Se non vuoi il servizio nessuno ti obbliga, se hai difficoltà ci sono tutte le vie possibili con i servizi sociali, ma è evidente che non possiamo tollerare chi qualcuno se ne freghi. Abbiamo mandato avvisi, lettere, raccomandate, tra l’altro la comunità si accolla già una quota di quei buoni pasto».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia