«L’indifferenza genera il male». Moraglia, la Salute e l’intolleranza
VENEZIA. «L’indifferenza è l’origine di tutto, è il primo male verso le minoranze religiose. Apre la strada all’intolleranza e genera ogni tipo di crimine. È vigliaccheria, di chi si rifiuta di tendere la mano a coloro che domandano aiuto e accoglienza». Parla dei cristiani perseguitati nel mondo, il patriarca Francesco Moraglia. Ma nella sua omelia pronunciata nella basilica della Madonna della Salute si rivolge a tutti: «Dobbiamo recuperare le persone, le relazioni», dice, «in una società che investe soprattutto nella tecnologìa e poco nelle persone». Ad ascoltarlo un gran numero di fedeli. Grazie anche alla giornata di sole, l’affluenza dei veneziani è stata massiccia. Migliaia di persone in coda sulla scalinata del tempio del Longhena, eretto nel 1631 come voto alla Madonna per la fine della peste. «Da quasi quattro secoli», dice il patriarca, «dolori, gioie e grazie passano per la Salute. Qui molte persone e famiglie hanno ritrovato la pace pregando innanzi alla tenera effige della Madre di Dio». Non solo un monumento, capolavoro dell’arte barocca con i suoi segni simbolici lasciati da Baldassarre Longhena. «La Salute», dice il patriarca, «appartiene alla storia stessa della città». Commenta la notizia del «biglietto» per entrare a San Marco; «Parti che non sono zone di culto come il museo e altre potranno essere a pagamento, per aiutare la manutenzione. Per il resto il limite si dovrà mettere mi dicono solo per ragioni di sicurezza e ambientali».
Per tutta la serata di martedì la cupola della Salute è stata illuminata di rosso. Omaggio alle vittime cristiane della violenza nel mondo. Anche papa Francesco ha inviato un messaggio per complimentarsi. Il patriarca elogia i giovani protagonisti della processione, monsignor Boiros Fathim, vescovo copto cattolico di Minya, in Egitto, . «Al di là delle differenze», dice Moraglia, «abbiamo riscoperto nella preghiera e nel canto di essere uniti in Gesù Cristo risorto. Il patriarca affida infine alla Madonna della Salute «le minoranze perseguitate nel mondo, i cristiani. E in modo particolare Asia Bibi e la sua famiglia. La giovane contadina pakistana condannata a morte nel 2010 per «blasfemia» e ora assolta dopo anni di carcere.
Festa religiosa, e occasione di incontro per una comunità che vive il giorno della Salute come una tradizione intensa. Una «seconda origine» della città. Vaporetti strapieni e ponte votivo su barche tra Santa Maria del Giglio e la Salute in alcune ore a senso unico. Vigili urbani, volontari, forze dell’ordine a disciplinare una marea umana quasi da record. Candele a tre euro sul sagrato. Tutti o quasi le hanno acquistate, consegnandole ai chierichetti e agli scout all’ingresso per l’accensione. Una richiesta di grazia alla Madonna che anche i non credenti nel giorno della Salute accettano.
Non c’era il sindaco Luigi Brugnaro, partito per il Brasile. Il Comune era rappresentato dall’assessore Michele Zuin, poi da Paola Mar e Giovanni Giusto. Processione come da tradizione. Messe ogni ora, e chiesa aperta fino alle 20. Poi la sfilata sotto la «Mesopanditissa», icona bizantina proveniente dall’isola di Creta. La «Madonna nera» diventata ormai un simbolo della fede dei veneziani. Si passa dietro l’altare, con i flussi regolati da volontari e chierichetti. Poi nella Sagrestia, dove troneggiano le Nozze di Cana del Veronese, uscita per il chiostro del seminario restaurato. In campo degli Incurabili i banchetti con zucchero filati, canditi, palloncini. Una Venezia antica che chiede futuro.
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