L'INCHIESTA / Case Ater, Venezia in testa all'evasione
Morosità per 6,5 milioni nelle case pubbliche veneziane. A gestire il patrimonio Usl dal 1997 al 2007 era l'Ater di Venezia
VENEZIA. Il terreno è di 20.000 metri quadrati, a Favaro Veneto, in via Ca' Colombara. E' di proprietà dell'Usl 12. Sopra c'è un agriturismo. La società che lo gestisce, Esa 2000, fa un buco di oltre mezzo milione di euro: siamo a fine 2005, la tiene in vita il consulente fiscale, Renato Boraso, che con grande sprezzo del pericolo si sobbarca il salvataggio, depositando in banca adeguato assegno di copertura. E impegnandosi a trovare un nuovo gestore. Si sa che la fortuna aiuta gli audaci, il nuovo gestore si materializza e dalle ceneri di Esa 2000 nascono Zerocinque e La Camelia, due srl che proseguono tutt'oggi l'attività. Pagando l'affitto all'Usl: 258 euro al mese. Tanto, poco? Inutile chiederlo al direttore generale Toni Padoan: non se n'è mai occupato. A gestire il patrimonio Usl dal 1º giugno 1997 al 31 dicembre 2007 era l'Ater di Venezia: solo il presidente Alberto Mazzonetto potrebbe rispondere.
E Mazzonetto, che è stato nominato da poco, s'è buttato a corpo morto nell'operazione verifica. Ma ha un piglio da castigamatti che fa sentire ingiustamente colpevoli i dipendenti dell'Ater, oltre a dargli un grattacapo in più: è un bel problema far funzionare l'azienda con il personale che si mette di traverso, se non addirittura contro. E' anche vero che l'incrocio Ater-Usl ha creato un ingorgo di procedure nella gestione del patrimonio della sanità. Con due manovratori sono aumentati i margini di discrezionalità. Non vorrà dire affittopoli a tutti i costi, ma solo la trasparenza può togliere i sospetti.
Le irregolarità.
La legge mette a disposizione delle prefetture il 10% del patrimonio immobiliare dell'Ater, per le esigenze delle forze dell'ordine. Ma le prefetture tendono a dimenticarsene. Se la quota non viene utilizzata, la legge prevede che vada ad integrare il 15% a destinazione sociale. Il resto degli immobili, pari al 65%, va in graduatoria: il Comune approva la lista e assegna. L'incasso dei canoni e la manutenzione sono in capo all'Ater. Può succedere che il poliziotto che occupava l'appartamento se ne vada e al posto suo arrivi l'ispettore, dopo un semplice passa-parola in questura mentre ci vorrebbe un bando. E' un arbitrio. Più frequente l'irregolarità negli alloggi a canone sociale: i figli trovano lavoro, il reddito familiare aumenta e comincia la guerra con le famiglie: l'Ater per aumentare il canone, l'assegnatario a fingere che i figli abitino altrove.
Le manutenzioni.
Quando gli alloggi tornano all'Ater, l'ente deve rimetterli in sesto prima di riassegnarli: manutenzione ordinaria, spesso anche straordinaria, con necessità di appaltare i lavori. Gli appartamenti restano chiusi. «Talvolta anche più di un anno - ricorda Luciano Falcier, ex presidente dell'Ater di Venezia - poi quando erano pronti arrivavano Luca Casarini e Tommaso Cacciari ad occuparli. Occupazioni mirate, a lavori finiti, su evidente segnalazione di qualcuno in Comune, perché solo lì potevano sapere. Non sbagliavano un colpo. C'è stato perfino un matrimonio celebrato dall'assessore Caccia in un appartamento occupato».
La morosità.
I controlli si fanno incrociando i dati dell'agenzia delle entrate con l'ufficio anagrafe. E utilizzando la Guardia di Finanza. «Appena comincia a circolare la notizia degli accertamenti con la Guardia di Finanza - dice Flavio Frasson, presidente dell'Ater di Padova - c'è subito un effetto drenante, gente che si autodenuncia. In un anno abbiamo recuperato 60.000 euro in questo modo».
Confronto Patreve.
In testa alla morosità c'è Venezia: la situazione accertata da Mazzonetto per il 2008-10 è di 6.564.416 euro, pari al 16,9% degli affitti. A Padova per lo stesso periodo la situazione morosità riscontrata da Frasson è di 3.237.000 euro, pari al 7,4%. A Treviso, dove il patrimonio Ater è inferiore, gli uffici del presidente Francesco Pietrobon indicano per il solo periodo 2009-10 un'evasione di 404.182 euro, 6,2%.
Il tesoretto.
L'assessore regionale Massimo Giorgetti sta manovrando per recuperare quattrini, ma i presidenti delle Ater non lo seguono. Le sue istruzioni sembrano quelle di un agente di Borsa quando le azioni crescono: vendere. «Ma se parliamo di alloggi Erp, abbiamo affitti a 20 euro al mese - replica Frasson -. Come si può pensare che l'assegnatario abbia i soldi per comprare? Se in un condominio di 10 appartamenti ne vendo 5, me ne restano 5 in affitto, la gestione mista è un problema. Se invece vendo gli alloggi di pregio, che sono quelli con gli affitti più alti, dove troviamo i soldi per fare manutenzione?». Il contenzioso si annuncia aspro con l'Ater di Treviso, che rivendica l'autonomia di gestione per gli alloggi di pregio. «Pensano di fare gli immobiliaristi con i proventi di un'azienda pubblica», accusa Giorgetti.
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