L’imprenditoria straniera parla cinese Parrucchieri, è boom

Nel Veneziano 9.712 attività: negli ultimi 5 anni gli impresari del Bangladesh sono cresciuti più di tutti (+87 per cento)
Di Gianluca Codognato

MESTRE. Prima puntavano soprattutto sui bar e sui ristoranti, poi hanno cominciato a scommettere anche sulle sartorie e sui saloni di parrucchieri. Piaccia o non piaccia, i cittadini cinesi risultano attualmente i più attivi imprenditori della nostra provincia e, ancor più in particolare, del nostro comune. Molto duttili e pragmatici, abili commercianti, forti dell'appoggio degli istituti di credito asiatici, i titolari d'azienda con gli occhi a mandorla rappresentano il 17% di tutti gli imprenditori stranieri nel Veneziano.

Ma la vera particolarità del nostro territorio rispetto al Nordest è il grande appeal che la laguna rappresenta per i cittadini del Bangladesh, che in terraferma e in centro storico aprono soprattutto pizze al taglio, kebaberie e fruttivendoli, senza puntare su guadagni strepitosi.

La Fondazione Leone Moressa, come di consueto, fotografa con precisione il mondo degli imprenditori stranieri nelle varie realtà italiane e i numeri in provincia di Venezia parlano chiaro. A fine 2015 i titolari d'azienda in provincia sono 9.712 con un crescita di circa un quarto negli ultimi cinque anni. Fra questi, i cinesi sono 1.651: il 48% lavora nel capoluogo e il 56% gestisce alberghi e ristoranti, mentre il 29% è impegnato nel commercio. Però, soprattutto a Mestre, la nuova tendenza degli imprenditori con gli occhi a mandorla è quella di aprire saloni di parrucchieri, che permettono discreti margini di guadagno a fronte di costi limitati. Dal 2010 al 2015 il numero degli imprenditori cinesi è cresciuto del 46,8%.

Passiamo ora ai bangladeshi. Sono 909 in provincia, cioè il 9,4% di tutti i titolari d'azienda stranieri, contro una media del 2,6% che è il dato dell'intero Nordest. Sette su dieci lavorano nel comune di Venezia, il 57% si occupa di commercio, mentre il 13% è impegnato nella ristorazione. Incredibile la loro crescita numerica, con un aumento dell' 87% negli ultimi cinque anni. «Più che in ogni altra parte del Nordest», commentano dalla Fondazione Leone Moressa, «Venezia può contare su una forte presenza di imprenditori cinesi e bangladeshi, che di solito svolgono attività legate principalmente al commercio e al turismo, settori molto presenti nel territorio lagunare. Come risulta dall'analisi, i cinesi si occupano principalmente di alberghi e ristorazione, mentre gli imprenditori del Bangladesh di commercio al dettaglio».

Gli imprenditori moldavi si piazzano terzi a livello numerico nella classifica veneziana, al quarto posto gli albanesi, al quinto i marocchini. In provincia ci sono anche imprenditori svizzeri, francesi, tedeschi, ma l'incremento più consistente, dopo quello dei bangladeshi, lo registrano gli imprenditori moldavi: + 68% in 5 anni.

In generale, quasi il 29% dei titolari d'azienda non italiani apre la propria attività nel settore del commercio, il 21,5% in quello delle costruzioni, il 20% nella ristorazione e nel comparto alberghiero.

Il vero boom, però, è quello dei servizi alla persona, in particolare massaggi e, come detto, saloni di parrucchieri. Qui il numero di imprese s'è impennato del 66,5%, una crescita trascinata con forza dagli imprenditori con gli occhi a mandorla sempre più a proprio agio con pettine e forbici in mano.

Gianluca Codognato

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia