L’imprenditore nautico Crosera torna agli arresti domiciliari

QUARTO D’ALTINO. È tornato agli arresti domiciliari, l’imprenditore nautico di Quarto d’Altino Francesco Crosera. La Corte di Cassazione ha, infatti, respinto il ricorso presentato dal difensore Renato Alberini, confermando il provvedimento con il quale il Tribunale del riesame di Venezia non solo aveva accolto la richiesta della pubblico ministero Paola Tonini, ma ha anche ordinato alla Procura di contestare all’imprenditore di Quarto d’Altino un reato più grave: non violenza privata, ma tentata estorsione.
All’origine della nuova misura cautelare non è l’incendio dello yatch che sarebbe stato commissionato da Crosera a Domenico Multari - calabrese trapiantato a Verona e legato alla ’ndrangheta, a giudizio con i suoi familiari proprio questa settimana - per non pagare i gravi difetti costruttivi di uno yacht, contestati da un cliente. Per questo episodio, è competente il Tribunale di Sassari (dove avvenne il tentativo di rogo) e Crosera avrà a marzo l’udienza di rinvio a giudizio.
A riportare agli arresti domiciliari l’imprenditore è stato invece - secondo la contestazione della Procura - il tentativo di dare fuoco alla vecchia Jaguar di un vicino, interessato a un terreno-darsena sul quale avrebbe puntato gli occhi anche il titolare del cantiere nautico. A raccontare l’episodio - emerso nelle indagini dell’Antimafia di Venezia sul clan Multari, operativo soprattutto nel Veronese - erano stati i due albanesi Illy Shehu e Valentin Lufi, che hanno detto di essere stati contattati per appiccare il fuoco all’auto di Gennaro Cesare Celentano, titolare della darsena Marina di Portegrandi.
La pubblico ministero della Distrettuale antimafia Tonini, aveva chiesto per Crosera la custodia cautelare in carcere per incendio doloso e violenza privata; il gip Vicinanza aveva ritenuto insussistente l’accusa di incendio doloso e negato la misura cautelare; il Riesame ha, invece, accolto il ricorso della Procura e disposto i domiciliari, riconfigurando l’accusa in tentata estorsione; infine, la Cassazione (dichiarando inammissibile il ricorso) ha confermato la misura. Così, alla vigilia di Natale, Crosera è tornato agli arresti nella sua abitazione.
«È un’accusa priva di fondamento», la replica dell’avvocato difensore Alberini, «l’incendio - per altro un piccolo danneggiamento della carrozzeria posteriore dell’auto - risale al 2017 e per oltre un anno e mezzo nessuno, tanto meno il proprietario dell’auto, l’ha mai messo in relazione con Crosera, pensando invece a una lite con un altro vicino, per una servitù di passaggio sulla zona dove era posteggiata la vecchia Jaguar. Non c’era alcun contenzioso tra i due per terreni o darsene. Dei due accusatori, poi, uno si è reso irreperibile». —
Roberta De Rossi
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