Lifting contestato, i periti «Il chirurgo non ha colpe»

Donna di San Donà aveva chiesto un maxi-risarcimento al medico Pallaoro I tecnici del tribunale ribaltano le accuse: intervento eseguito perfettamente
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«La condotta del chirurgo fu adeguata al caso e non si ravvisano profili di colpa per imprudenza, negligenza o imperizia». È la perizia dei consulenti tecnici del tribunale di Venezia a ribaltare la denuncia di una paziente contro il chirurgo plastico Carlo Alberto Pallaoro, titolare della nota clinica di Palazzo Ezzelino a Padova.

Il lifting facciale, con blefaroplastica e rinoplastica, effettuato su una cinquantenne di origine austriaca, M.G., residente a San Donà di Piave è stato «condotto correttamente in termini di tecnica chirurgica», secondo la relazione firmata dal medico legale Calogero Nicolai e dallo specialista in chirurgia plastica Alessandro Casadei. E così il processo con cui la donna, attraverso il suo legale Angelo Lorenzon, aveva chiesto un risarcimento di 500 mila euro lamentando di essere stata danneggiata dall’intervento potrebbe ribaltarsi con il noto chirurgo padovano che potrebbe ribaltare la situazione e presentare anche una contro-querela.

Circa un mese dopo l’intervento infatti la donna ha avuto una complicanza, con dolore pungente al naso che poi si è esteso anche alla fronte e alla guancia. Ma in questo caso, secondo i periti del tribunale, si è trattato di una «complicazione imprevedibile tra i rischi propri di tale intervento».

Nessun errore dunque da parte del chirurgo, che in circa quarant’anni di carriera ha effettuato oltre 25 mila interventi dello stesso tipo. Ma l’emergere di un dolore con «molteplici possibili cause per cui è difficile giungere a una diagnosi corretta». Questo spiega anche l’odissea della donna che ha dovuto affrontare diverse visite medica prima di arrivare a scoprire che soffriva di una «nevralgia del trigemio». Tutto questo però non può essere, secondo i periti del tribunale, ricondotto a «elementi di colpa nell’operato del dottor Pallaoro».

C’è un elemento che dovranno considerare i giudici ed è nel cosiddetto «consenso informato» che ogni paziente firma prima di sottoporsi a un’operazione. È il modulo in cui viene spiegato quali sono le conseguenze dell’intervento e anche quali i rischi che non dipendono dall’operato dei medici.

Il sospetto dunque è che la richiesta del maxi-risarcimento da mezzo milione fosse un’esagerazione, o peggio un tentativo di approfittare della situazione. Per questo non è escluso che Pallaoro possa passare al contrattacco dal punto di vista giudiziario, sentendosi «diffamato» per aver messo in discussione una professionalità che deriva da quarantanni di carriera.

Claudio Malfitano

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