Mattia morto a 8 anni: la tragedia è ancora senza un perché

Relazioni tecniche contrastanti tra i consulenti della procura e quelli della famiglia che vive al Lido di Venezia. Il legale dei congiunti: «Ci opporremo all’archiviazione»

Isabel Barbiero
Mattia Coada, del Lido di Venezia, morto a 8 anni
Mattia Coada, del Lido di Venezia, morto a 8 anni

Sulle cause della morte del piccolo Mattia Coada emergono perizie contrastanti: se i consulenti del pubblico ministero non sembrano riscontrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, responsabilità penali personali dopo le indagini sul corpo del bambino di otto anni, la difesa, al contrario, non è dello stesso parere e ritiene che tali colpe sussistano.

Pertanto i consulenti medico-legali e gli specialisti di cui si sono avvalsi i difensori della famiglia Coada, un pool di avvocati tra i quali Renato Alberini, Andrea Franco, Augusto Palese ed Alessandro Gianni, porteranno avanti le loro istanze in ambito penale, sia sul fronte tecnico medico-legale che in ambito giuridico, in attesa delle determinazioni che il pm vorrà assumere. Facciamo un passo indietro su questa drammatica vicenda che ha distrutto una famiglia e l’intera comunità del Lido.

Erano le 3 di notte del 28 dicembre 2023, quando i genitori del piccolo Mattia Coada portavano il figlio presso il punto di primo intervento del Lido di Venezia, in quanto, durante la notte, avevano riscontrato una strana ed insistente sete manifestata dal bambino.

Dopo un’ora, il piccolo paziente veniva trasportato con l’idroambulanza, in codice verde, presso il punto di primo intervento dell’Ospedale Civile San Giovanni e Paolo di Venezia e da lì indirizzato, poi, al reparto di pediatria.

Dalle 4,30 della notte, dopo un test Covid rivelatosi negativo, sino alle 10,30 del mattino, «il piccolo rimaneva in osservazione e non gli venivano fatti esami di accertamento di alcuna natura», come spiega il legale della famiglia. «Solo nella tarda mattinata, presso il reparto di pediatria, venivano iniziate delle flebo, fino a quando alle 12, 15 i genitori venivano informati della necessità di trasportare Mattia presso il reparto di terapia intensiva di un altro centro ospedaliero, nel caso specifico individuato in Verona».

Nel pomeriggio ci fu il peggioramento del suo quadro clinico, fino al primo arresto cardio-circolatorio alle 16.

La terapia intensiva di Padova è occupata, si pensa a Verona, ma il tempo non c’è: Mattia muore un’ora dopo, nonostante i tentativi di rianimazione. A quel punto, i genitori, sconvolti, depositavano un esposto-denuncia alla Procura, in esito al quale venivano iscritti nel registro degli indagati tre medici pediatri, nonché tre medici anestesisti dell’Ospedale Civile di Venezia, e disposto l’accertamento autoptico d’urgenza: il pm incaricato, Elisabetta Spigarelli, affidava l’incarico degli ai propri consulenti, Alessia Viero ed Egidio Barbi.

Nel contempo, in ambito civilistico-assicurativo, è stata avanzata richiesta risarcitoria nei confronti del l’Usl 3 Serenissima, con motivazioni che si rifanno a ritenute responsabilità di natura strutturale. «Noi ci opporremo a qualsiasi richiesta di archiviazione», ha dichiarato l’avvocato Augusto Palese.

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