Lida Pamio uccisa dalla Lazzarini Busetto avrebbe rubato la collana

Il delitto di viale Vespucci. È l’ipotesi investigativa degli inquirenti dopo che “Milly” ha confessato di avere accoltellato l’anziana. L’ex operatrice sanitaria al telefono ha descritto la scena dell’omicidio
Di Giorgio Cecchetti

Non c’è solo la traccia di dna della vittima sulla collanina d’oro trovata nel portagioie in casa di Monica Busetto ad incastrarla. C’è una telefonata intercettata, prima che fosse arrestata, in cui descrive con esattezza dove era il corpo ormai privo di vita di Lida Taffi Pamio. E, poi, che bisogno c’era di gettare via (non sono mai stati trovati) il tappetino che stava all’ingresso di casa sua e le pantofole che indossava quel giorno se non c’era alcuna traccia di sangue dell’anziana inquilina, come lei ha sempre sostenuto?

Prove che fanno a pugni con le dichiarazioni, quelle dei primi interrogatori, di «Milly» Lazzarini, che ha scagionato Busetto, sostenendo di aver ucciso Lida Taffi Pamio da sola, senza l’aiuto di alcuno. Ma esiste un’ipotesi investigativa che fa quadrare quello che sembra contraddittorio, ipotesi che potrebbe, almeno in parte, giustificare la seconda versione fornita da «Milly» Lazzarini negli ultimi interrogatori, quelli in cui afferma che Monica Busetto era con lei in casa della Pamio durante l’omicidio.

Ad uccidere l’inquilina del palazzo di viale Vespucci potrebbe essere stata davvero solo Lazzarini, un omicidio che assomiglia a quello dell’altra anziana uccisa a Mestre, Francesca Vianello, un delitto su cui la responsabilità di Lazzarini è certa.

Durante l’aggressione, probabilmente, il rumore è stato forte, anche per un’iniziale reazione dell’anziana e la Busetto, che era a casa, potrebbe aver sentito ed essere entrata (la porta era aperta) ed aver visto il corpo ormai esanime. In quel momento avrebbe potuto strappare la collana dal collo della vittima e in questo modo sporcarsi le pantofole e conseguentemente il tappetino di sangue.

Questa ipotesi, la quale prevede che la Busetto abbia compiuto «soltanto» un furto e non si sia macchiata dell’omicidio per il quale è stata già condannata a 24 anni e mezzo, permette alle due diverse ricostruzioni di integrarsi e di giustificare la presenza delle due donne sul luogo dell’omicidio con ruoli diversi.

Il processo di secondo grado davanti alla Corte d’assise d’appello potrebbe fare chiarezza, ma molto dipenderà dalla versione che il prossimo 28 ottobre fornirà «Milly» Lazzarini, la prima, quella che ha scagionato l’imputata sotto processo, la seconda, quella che invece l’ha coinvolta, o una terza? I giudici togati e popolari presieduti da un magistrato di grande esperienza come Gioacchino Termini dovranno poi decidere e le loro indicazioni potranno essere utili anche per chi sta ancora indagando su quel delitto e sul secondo omicidio.

La Corte, infatti, ha deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale, per ora soltanto per ascoltare colei che ha confessato. Ha anche deciso di far portare in aula la collanina, quella dove è stato rintracciato il dna della vittima.

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