Licenziato il gestore di Punta Canna

Chioggia. Scaduto il contratto stagionale, la Summertime ha scritto a Gianni Scarpa che non gli verrà più rinnovato
L' ingresso del lido "Punta Canna" sul litorale di Chioggia, in un'immagine ripresa da Google Maps. ANSA +++ EDITORIAL USE ONLY/NO SALES +++
L' ingresso del lido "Punta Canna" sul litorale di Chioggia, in un'immagine ripresa da Google Maps. ANSA +++ EDITORIAL USE ONLY/NO SALES +++

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CHIOGGIA. Gianni Scarpa resta senza la sua spiaggia. Il gestore di Playa Punta Canna, la spiaggia ribattezzata fascista di Chioggia, è rimasto senza lavoro. Ieri l’amministratore della società Summertime, che ha in concessione la spiaggia, alcuni giorni dopo la conclusione del contratto stagionale di Scarpa, avvenuta il 30 settembre, ha inviato una raccomandata al dipendente e gestore dello stabilimento annunciandogli che, per la prossima stagione estiva, non gli verrà rinnovato. «Abbiamo preso questa scelta per la serenità della società», spiega Davide Delle Donne, amministratore della Summertime, «anche se alla fine anche la richiesta di archiviazione della procura dimostra che si è fatto molto rumore per nulla. Semplicemente vogliamo gestire la spiaggia con maggiore serenità. Se Gianni ci vorrà venire come cliente sarà il benvenuto, ma non sarà più un nostro dipendente».

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Scarpa si sente messo alla porta, e non ci sta. «Quella spiaggia l’ho creata io, me ne sono sempre occupato io, non può finire così», si sfoga, annunciando querele nei confronti dei giornalisti che nei mesi scorsi, a suo dire, hanno raccontato la sua spiaggia in modo distorto. «Noi non ce l’abbiamo con lui», aggiunge Delle Donne, «ma ci è sembrato giusto chiudere il rapporto».

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Tra l’altro tra i membri della società Summertime c’è anche la moglie di Scarpa, che avrebbe condiviso la posizione degli altri soci, tra i quali Andrea Delle Donne, figlio di Davide. Nelle settimane successive all’articolo di Repubblica - che aveva acceso i riflettori sulla spiaggia cui era seguita la rimozione dei cartelli e di tutti i riferimenti al fascismo imposti dalla prefettura - Scarpa e i gestori si erano confrontati sull’ipotesi di un suo allontanamento ma poi ogni discorso era stato lasciato cadere. «Valuteremo se prendere provvedimenti», spiegarono dalla società in quei giorni. Ora i provvedimenti sono arrivati. La notizia è una vera e propria doccia fredda per Scarpa, dopo che appena due giorni fa era invece arrivata per lui una buona notizia. La richiesta di archiviazione da parte della Procura di Venezia per il reato di apologia del fascismo, in violazione della legge Scelba. Richiesta sulla quale ora dovrà esprimersi il giudice per le indagini preliminari che potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione, chiedere un supplemento di indagini o anche l’imputazione coatta.

Gianni Scarpa con Matteo Salvini
Gianni Scarpa con Matteo Salvini

Tuttavia secondo la procura di Venezia nonostante gli slogan fascisti urlati ai bagnanti dagli altoparlanti e i cartelli disseminati in spiaggia che inneggiavano al Duce e al Ventennio, non si può parlare di Playa Punta come di una spiaggia fascista. L’ipotesi di reato a carico di Scarpa era di apologia del fascismo in violazione della legge Scelba. Ma la Procura, al termine degli approfondimenti della Digos ha ritenuto che i pensieri del gestore non possono essere configurati come apologia del fascismo. Perché ci sia il reato è necessario che siano messe in atto attività di proselitismo e di pericolo per lo Stato e l’istituzione democratica.

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Ma per la procura nella spiaggia di Scarpa non c’è stato proselitismo e non c’è stato neppure rischio per la tenuta democratica dello Stato. «Rispettiamo le decisioni della magistratura e la sua autonomia, ma la Repubblica italiana, nata dalla Resistenza e fondata sulla Costituzione, non può rimanere indifferente di fronte a manifestazioni che mettono in discussione le sue ragioni fondative e i principi che regolano la pacifica convivenza», è il punto di vista della Cgil veneta e veneziana. Per il sindacato infatti le parole di Scarpa possono contribuire «a creare un terreno fertile per chi spinge i penultimi a scagliarsi contro gli ultimi».



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